Non siamo stupiti delle reazioni scomposte di alcuni rappresentanti politici, e di una parte della cittadinanza, alla notizia comunicata dall’Assessore Patanè, di una prossima delibera per istituire una Zona 30 nel Centro Storico di Roma, accanto ad altre esistenti e pianificate. Una misura che, insieme ad altre per la sicurezza stradale, sosteniamo, perché la riduzione della velocità porta benefici concreti per l’intera collettività. Non meraviglia neanche l’approccio ostile del MIT, in controtendenza con i suoi omologhi esteri.
Certo, cambiare abitudini è faticoso per tutti, e ogni trasformazione urbana porta cambiamenti, ma cosa sappiamo sull’impatto di queste misure, ormai dimostrato in molte città d’Europa e d’Italia? Tanti i falsi miti che ricorrono e alimentano dubbi su Zone e Città 30. Proviamo a rispondere alle principali obiezioni.
Non più traffico, ma strade più ordinate, con meno morti e feriti
C’è chi teme che i 30 km/h facciano esplodere il traffico. In realtà è vero il contrario: la velocità ridotta rende la circolazione più fluida, riduce tamponamenti e colli di bottiglia e ottimizza la capacità della strada (FAQ Bologna Città 30). I dati di Bologna parlano chiaro: nel primo anno di applicazione incidenti -13,1%, feriti -11,1%, morti -48,7%, rispetto all’anno precedente, nessun pedone ucciso (Comune di Bologna).
Non più smog, ma meno emissioni
Guidare a 30 km/h non significa procedere a singhiozzo, né rischiare di rompere la propria automobile: al contrario, si viaggia in modo più regolare, con meno accelerazioni e frenate. Risultato: meno consumi e meno inquinamento. Curiosa l’obiezione per cui si sarebbe costretti a guardare sempre il tachimetro con rischi per la sicurezza. Niente paura, ci si abitua anche a ritmi più lenti e meno aggressivi.
Non tutte le strade sono a 30
Un equivoco diffuso è credere che i limiti a 30 km/h vengano posti su tutte le strade. Non è così: le strade di scorrimento e le arterie principali restano a velocità superiore, come di fatto avviene a Bologna e in tutte le città europee che hanno adottato la misura. Parlare di “paralisi totale” significa non conoscere questa proposta.
Il cuore del problema: la sicurezza, ma anche una mobilità più giusta
Roma conta quasi un morto al giorno sulle strade. Davanti a questa emergenza, le zone 30 non sono un vezzo ideologico ma uno strumento semplice, efficace e concreto per salvare vite. Chi ridicolizza la misura senza proporre alternative reali accetta di fatto che questa strage continui. Questo per un semplice motivo fisico: una persona investita a 50 km/h ha 8 probabilità su 10 di morire (come precipitare dal 3° piano); se l’auto procede a 30 km/h, la probabilità scende a 1 su 10 (come cadere dal 1° piano).
Una velocità inferiore poi dà benefici anche a chi è alla guida, che potrà evitare più scontri (si ha più tempo per reagire) e in caso di scontro farà danni meno gravi, con benefici anche economici. Non dimentichiamo che in un solo anno (2023) i costi sociali degli scontri stradali a Roma sono stati di 1,1 Miliardi di Euro. In Italia, tra l’1 ed il 2% del PIL.
Ancora: l’insicurezza stradale limita pesantemente le scelte di mobilità attiva e sostenibile. Con le Zone 30 più persone saranno incoraggiate a fare scelte diverse dall’auto, liberando le strade per chi non potrà farne a meno.
Due minuti del mio tempo: davvero un prezzo troppo alto?
Altro mito da sfatare: la riduzione della velocità massima non significa tragitti infiniti. Si è rilevato che la velocità media a Roma è di circa 18 km/h in auto, quindi si accelera si, ma tra un semaforo e l’altro, per brevi tratti, guadagnando poco tempo ma con alti rischi.
Nei percorsi urbani, il tempo lo fanno i semafori, gli incroci, la doppia fila, non la velocità di punta. Gli studi mostrano che l’impatto medio sul tempo di percorrenza è di pochi secondi per chilometro: in sostanza, due minuti di ritardo, in cambio di strade più sicure per tutti. Davvero un prezzo troppo alto?
“I cambiamenti fanno paura, ma i dati ci dicono che le città 30 funzionano: riducono gli scontri stradali, salvano vite, rendono le città più vivibili. Non è questione di ideologia, ma di responsabilità. Ben vengano quindi, un passo doveroso verso una Roma più sicura e civile.” — Francesca Chiodi, presidente Movimento Diritti dei Pedoni.