Roma continua a mobilitarsi contro la realizzazione del nuovo inceneritore di Santa Palomba. Associazioni, esperti e cittadini hanno per questo annunciato un nuovo ciclo di incontri e iniziative volte a fare chiarezza sui rischi ambientali e sanitari legati all’opera e a promuovere modelli alternativi di gestione dei rifiuti.
“Quello che il cittadino non deve sapere”
Oltre alla manifestazione che si terrà sabato 17 maggio al Campidoglio contro la gestione dei rifiuti e del verde del “modello Giubileo”, nel pomeriggio si terrà un incontro alle ore 16:30 presso la Parrocchia San Giovanni XXIII (Torrino Mezzocammino). Il titolo è: “Inceneritore di Roma: quello che il cittadino non deve sapere”, evento che si propone di raccontare la “vera storia” dell’impianto di incenerimento di Santa Palomba, analizzando gli impatti sul territorio romano, “spesso sottovalutati o non comunicati adeguatamente alla popolazione”.
Tra i relatori ci sono nomi di rilievo internazionale: Paul Connett, professore emerito della St. Lawrence University di New York e fondatore del movimento Zero Waste; Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy e vincitore del Goldman Environmental Prize; Massimiliano Coppola, giornalista e autore del libro-inchiesta “NERONE S.p.A.”, che approfondisce le contraddizioni del sistema rifiuti italiano.
L’evento è promosso da Rete Tutela Roma Sud, Legambiente Lazio, Zero Waste Italy e il Centro di Ricerca Rifiuti Zero.gratuito.
Un’intera mobilitazione cittadina
Oltre al convegno del 17 maggio, il weekend e il lunedì successivo saranno animati da una serie di iniziative parallele che coinvolgeranno diversi municipi e quartieri della città. Tra queste:
- Sabato 17 maggio, ore 10:00 – Campidoglio
La già citata manifestazione cittadina contro le grandi opere e in difesa della partecipazione democratica nelle scelte urbanistiche e ambientali. - Sabato 17 maggio, ore 16:00 – IX Municipio, Laurentino
Incontro con i residenti per rilanciare la raccolta porta a porta, una delle alternative più efficaci agli inceneritori secondo i promotori dell’economia circolare. - Lunedì 19 maggio, ore 17:00 – Casa della Solidarietà Stefano Rodotà, San Lorenzo
Confronto pubblico tra comitati, associazioni e lavoratori sulle filiere del riciclo, la green economy e le politiche locali per una gestione sostenibile dei rifiuti. Durante l’incontro verrà presentato anche un documento unitario per chiedere una revisione anticipata del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, ritenuto non allineato con gli obiettivi europei e climatici.
“Gli inceneritori che vogliono costruire in Italia blindano il mercato con contratti ultra trentennali, attraverso i quali vincolano gli italiani a conferire milioni di tonnellate di rifiuti a una tariffa prefissata per i prossimi decenni”, spiega in una nota Rete Tutela Roma Sud.
“Che succede se le aziende del riciclo volessero crescere, necessitando quindi di più scarti? Non possono, perché gli inceneritori si saranno accaparrati tutta la materia prima fino al 2060. Tra l’altro i consorzi delle filiere del riciclo ci pagherebbero per avere gli imballaggi che noi differenziamo, invece dovremo continuare a pagare i gestori degli inceneritori per bruciarli. Questo significa che i consumatori dovranno pagare più del dovuto. E cosa ne sarà dei brevetti e delle innovazioni sviluppate per riciclare meglio e di più? Potrebbero portare a differenziare fino al 90% dei rifiuti, come nella provincia di Treviso, eppure non potranno essere implementate, perché il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti (PNGR approvato con D.M n. 257 del 24 giugno 2022) ha deciso di bruciare tutto, con contratti capestro che si accaparrano tutta la materia prima”, continua la Rete.
“Ci aspettano tre giorni densi di impegni, nel corso dei quali il 19 maggio proporremo anche alle filiere del riciclo, alle associazioni dei consumatori e agli enti di ricerca, di condividere una richiesta di revisione anticipata del PNGR, affinché siano valutate le alternative. D’altronde è lo stesso decreto a prevederlo in caso di innovazioni tecnologiche. Una richiesta fatta nell’interesse dell’Italia, un Paese povero di materie prime, che ha bisogno di occupazione e tutela della salute”, conclude la Rete.

