ARSE – Associazione Riscaldamento Senza Emissioni esprime forte preoccupazione per la bozza di decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che prevede, a partire dal 2026, l’eliminazione delle ispezioni in presenza per la maggior parte delle caldaie domestiche a gas, sostituendole con controlli esclusivamente documentali e a distanza.
Secondo l’associazione, il provvedimento rappresenta una semplificazione solo apparente, che rischia di indebolire la tutela della sicurezza domestica senza affrontare il problema strutturale del riscaldamento a gas negli edifici residenziali.
“Ridurre i controlli su milioni di caldaie non rende il sistema più sicuro, lo rende solo meno verificabile”, dichiara Riccardo Bani, Presidente di ARSE. “Stiamo parlando di circa 20 milioni di impianti, molti dei quali vecchi e inefficienti. Pensare di affidare la sicurezza solo a controlli amministrativi è una scelta che ignora la realtà tecnica del Paese”.
ARSE sottolinea come l’efficacia dei controlli a distanza presupponga un’infrastruttura digitale nazionale omogenea e interoperabile, che oggi non esiste. I catasti regionali degli impianti termici operano su piattaforme differenti, spesso incapaci di incrociare dati fondamentali relativi a età degli impianti, consumi e condizioni di sicurezza.
“In questo contesto”, prosegue Bani, “la digitalizzazione rischia di diventare un alibi per arretrare sul fronte della prevenzione. I dati sugli incidenti legati al gas dimostrano che il rischio non è teorico, ma concreto: tra il 2019 e il 2023, il Comitato Italiano Gas ha censito 1.119 incidenti legati al gas canalizzato per uso civile, con 128 vittime e 1.784 persone ferite. Numeri che spostano il tema dalla semplificazione amministrativa alla sicurezza delle case”.
Per ARSE, il tema non può essere affrontato limitandosi a rivedere la frequenza dei controlli. La soluzione va individuata alla radice, accelerando l’uscita dal gas negli edifici e favorendo la diffusione di tecnologie elettriche efficienti e sicure, a partire dalle pompe di calore.
«Le pompe di calore non bruciano combustibili, non producono monossido di carbonio e non comportano i rischi tipici degli impianti a gas», sottolinea Bani. «Funzionano anche in climi freddi, garantiscono risparmi significativi in bolletta e sono già oggi la tecnologia di riferimento indicata dall’Unione europea per la decarbonizzazione del riscaldamento».
ARSE richiama le recenti posizioni della Commissione europea, che hanno smentito i principali luoghi comuni sulle pompe di calore: dall’efficienza invernale all’impatto sulla rete elettrica, fino ai livelli di rumore, oggi pienamente compatibili con i contesti residenziali.
“Se l’obiettivo del Ministero è davvero semplificare e ridurre i costi per i cittadini», conclude Bani, «la strada non è ridurre i controlli su un sistema obsoleto e rischioso, ma accompagnare famiglie e condomìni verso l’uscita dal gas. Meno caldaie a combustione significa meno controlli necessari, meno incidenti e meno emissioni”.











