L’obiettivo “emissioni zero” di 24 aziende multinazionali è solo greenwashing

Lo dice l'edizione 2023 del “Corporate Climate Responsibility Monitor”, pubblicato da NewClimate Institute e Carbon Market Watch. Per 24 grandi aziende multinazionali di vari settori, dalle auto all'abbigliamento, il raggiungimento della neutralità climatica è un obiettivo solo a parole, perché non hanno piani adeguati ad una riduzione delle emissioni. Secondo lo studio, le aziende si sono impegnate a ridurle di circa il 15% entro il 2030, che è molto meno del 43% richiesto per il target climatico degli accordi di Parigi

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Gli obiettivi climatici per il 2030 dichiarati da alcune delle principali aziende mondiali sono ben al di sotto delle riduzioni delle emissioni necessarie per raggiungere gli accordi di Parigi. Lo rivela il Corporate Climate Responsibility Monitor, elaborato dalle no-profit NewClimate Institute e Carbon Market Watch, che esamina la trasparenza e l’integrità degli impegni e delle strategie sul clima di 24 grandi aziende, scelte tra quelle che dichiarano gli impegni maggiori. La valutazione si basa su quattro aree principali: tracciamento e divulgazione delle emissioni, definizione di obiettivi di riduzione delle emissioni, riduzione delle proprie emissioni e assunzione di responsabilità per le emissioni ininterrotte attraverso contributi climatici o compensazioni.

Le 24 grandi multinazionali considerate hanno dichiarato di avere emesso circa 2,2 GtCO2e di gas serra nel 2019, considerando anche le emissioni a monte e a valle (Scope 3, come ad esempio le emissioni relative alla mobilità dei dipendenti, alla catena di fornitura, ecc…). Questo valore rappresenta circa il 4% delle emissioni globali di gas serra del 2019. Dieci delle 24 aziende sono state incluse anche nel Corporate Climate Responsibility Monitor 2022, che fornisce un’analisi aggiornata sul progresso fatto da questo ristretto gruppo di aziende nel corso dell’ultimo anno.

Le aziende esaminate nel Corporate Climate Responsibility Monitor 2023 hanno proclamato obiettivi ambiziosi a livello climatico e sono state selezionate tra le maggiori società globali di otto diversi settori che producono grandi emissioni. Sono state oggetto di analisi solo le aziende che aderiscono a un’iniziativa affiliata alla campagna Race to Zero, campagna che prevede l’impegno a elaborare e attuare piani di decarbonizzazione in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Queste aziende sono un punto di riferimento per altre grandi, medie e piccole aziende in tutto il mondo. L’analisi del report ha l’obiettivo di fornire le migliori prospettive per l’identificazione di buone pratiche replicabili e di controllare i piani delle aziende per verificare se tracciano o meno la strada da seguire verso la decarbonizzazione.

Nel complesso, sono state valutate le strategie climatiche aziendali ed è emerso che, 15 su 24 presentano un livello di integrità basso o molto basso. In generale, la maggior parte delle strategie delle aziende non rappresentano esempi di buone pratiche di leadership climatica, poiché gli impegni assunti in materia di cambiamenti climatici spesso non corrispondono a ciò che potrebbero e dovrebbero fare.

Gli obiettivi assunti dalle aziende per il 2030, come scrivono gli autori del rapporto, “non possono essere presi per oro colato, infatti, quasi tutte le 24 società che sono state valutate hanno promesso obiettivi per il 2030 che raramente possono essere presi alla lettera“. Da questo si evince il greenwashing delle aziende. Infatti, per molte, gli obiettivi 2030 riguardano solo un ambito limitato di fonti di emissione, come, ad esempio, le emissioni dirette (Scope 1) o quelle dalle fonti energetiche acquistate (Scope 2) e solo poche altre categorie di emissioni indirette selezionate (Scope 3). Le emissioni Scope 3, per la maggior parte delle aziende prese in esame, rappresentano oltre il 90% dell’impronta delle emissioni di gas serra. Per altre aziende, invece, gli obiettivi per il 2030 sono fuorvianti, questo perché fanno ricorso alla compensazione delle emissioni di CO2.

Gli obiettivi climatici per il 2030 delle aziende analizzate sono al di sotto delle riduzioni delle emissioni necessarie a livello globale per rimanere al di sotto del limite di temperatura di 1,5°C. Secondo lo studio, le aziende nel loro insieme si sono impegnate a ridurre le loro emissioni di circa il 15% entro il 2030. Tuttavia, questo è molto meno del 43% richiesto per raggiungere il target climatico stabilito dagli accordi di Parigi del 2015, che mirano a limitare il surriscaldamento terrestre a +1,5°C. Guardando invece al 2050, le multinazionali si sono impegnate a ridurre le loro emissioni complessive di gas serra solo del 36%, nonostante abbiano dei piani e delle strategie che teoricamente mirano a raggiungere le emissioni net-zero, cioè azzerare completamente le emissioni.

Tutte le 24 aziende analizzate dal report si sono impegnate a raggiungere le zero emissioni nette, la neutralità del carbonio o altri impegni equivalenti, ma la qualità generale di tali impegni rimane scarsa. Solo cinque delle 24 società – H&M Group, Holcim, Stellantis, Maersk e Thyssenkrupp – si impegnano a decarbonizzare le proprie emissioni di almeno il 90% circa entro i rispettivi anni di riferimento. Secondo quanto emerso nel rapporto, gli autori affermano che gli obiettivi a lungo termine di 17 aziende non sono affidabili a causa dell’inadeguatezza o della totale mancanza di impegni espliciti di riduzione delle emissioni e di impegni ambigui per l’azzeramento delle emissioni. Complessivamente, gli impegni net zero delle 24 società si traducono in un impegno a ridurre solo il 36% dell’impronta di emissioni di gas a effetto serra, entro i rispettivi anni fissati per il raggiungimento del net zero.