Inceneritore in Umbria, le critiche degli ambientalisti ascoltate in Regione

Il 13 luglio, durante l'Assemblea legislativa regionale umbra, nel corso dell’audizione sul Piano di gestione dei rifiuti, si è dato spazio alle critiche dei rappresentanti del fronte del "NO Inceneritore Umbria". Si tratta dell'impianto previsto dal Nuovo Piano dei Rifiuti che dovrebbe essere realizzato al 2030. Tra le critiche riportate dagli ambientalisti: "il piano ha una scarsa ambizione e non indica quali strumenti saranno messi in campo per raggiungere gli obiettivi. Andrebbe incentivata la raccolta differenziata"

Regione: manifestazione M5s-Lega. Credi Foto: Ansa

Entro il 2030, il nuovo Piano dei Rifiuti dell’Umbria prevede la realizzazione di un impianto di incenerimento. A questo proposito, il 13 luglio, durante la Seconda commissione dell’Assemblea legislativa regionale presieduta da Valerio Mancini, nel corso dell’audizione sul Piano di gestione dei rifiuti, richiesta dal consigliere Thomas De Luca (M5s), è stato dato spazio alle considerazioni dei rappresentanti del fronte del “NO”: Legambiente Umbria, Italia Nostra Sezione di Perugia, Zero Waste Italy, Coordinamento Umbria Rifiuti Zero e ISDE Umbria (Medici per l’ambiente).

Sono molte le critiche al Piano rifiuti da parte delle associazioni e, infatti, lo stesso resoconto della seduta spiega come: “il piano abbia una scarsa ambizione e non indicherebbe quali strumenti saranno messi in campo per raggiungere gli obiettivi, a parte la previsione di un nuovo inceneritore che equivale a un ritorno all’indietro nel tempo, in contrasto con quanto viene richiesto oggi, a cominciare dai parametri dell’Unione europea, che puntano alla diminuzione dei rifiuti conferiti in discarica e all’incremento della raccolta differenziata e delle pratiche di riciclo e riuso. Si parla di economia circolare, senza considerare che la previsione di un nuovo inceneritore comporta l’aumento dei rifiuti da bruciare, fino a quantità che sono impensabili per i soli conferimenti dei cittadini umbri, affinché esso sia sostenibile economicamente da chi lo dovrà edificare e gestire, senza contare che per rientrare dall’investimento serviranno decenni di incenerimento autorizzato per contratto, una prospettiva che si pone in contrasto non solo con le direttive internazionali ma anche con le buone pratiche avviate nella nostra regione, che hanno già evidenziato risultati estremamente positivi, ad esempio la raccolta differenziata spinta, porta a porta, che è entrata nelle abitudini dei cittadini dove questo servizio viene garantito e ha innescato comportamenti virtuosi e risultati incoraggianti. Fra le criticità rilevate, il Piano di gestione dei rifiuti della Regione Umbria torna a prevedere i modelli stradali, contenitori smart che avrebbero tutti i difetti dei vecchi cassonetti, perché non si incentiva il cittadino a far bene la raccolta differenziata e non c’è un controllo. Altro grosso punto interrogativo riguarda la salute pubblica: non si tiene conto della qualità della vita dei cittadini che con la scelta dell’incenerimento non viene tutelata, a causa dell’inquinamento di aria, acqua e suolo conseguente”.

“Il presidente della Commissione, Valerio Mancini, ha ricordato che critiche e suggerimenti da parte dei rappresentanti di associazioni di cittadini avranno sempre spazio e considerazione, esortando i presenti a recapitare alla commissione stessa le loro valutazioni, grazie alle quali potranno essere prese in considerazione modifiche al Piano di gestione dei rifiuti”.