Materie prime critiche: nasce la Raw Material Coalition, con oltre 40 organizzazioni della società civile

La coalizione vuole "rispondere alla crescente domanda di metalli, fondamentale per inaugurare le transizioni verde e digitale a livello globale, sollecitando un approccio trasformativo al consumo che abbandoni la dipendenza dall’estrattivismo e promuovendo un sistema di una società circolare. L'attuale crescita esponenziale delle comporta gravi ripercussioni tra cui la perdita di biodiversità, violazioni ambientali e dilaganti abusi dei diritti umani"

Materie prime critiche

Martedì 26 settembre è sta lanciata ufficialmente la Coalizione delle organizzazioni della società civile sulle materie prime critiche (Raw Materials Coalition). Si tratta di una convergenza di oltre 40 organizzazioni (in inglese civil society organisations – CSOs) dell’UE e non solo che ha come obiettivo quello di “rispondere alla crescente domanda di metalli, fondamentale per inaugurare le transizioni verde e digitale a livello globale”.

La coalizione appena formata -si legge in una nota -, in vista della conferenza sulle materie prime dell’IEA del 28 settembre a Parigi, “sottolinea la necessità fondamentale di discussioni più inclusive sulle politiche sostenibili sulle materie prime, sostenendo una più forte rappresentanza delle società civili nei forum globali che dettano il futuro delle materie prime”.

Questo perché “le attuali richieste di materie prime critiche stanno vivendo una crescita esponenziale, una traiettoria che comporta gravi ripercussioni tra cui la perdita di biodiversità, violazioni ambientali e dilaganti abusi dei diritti umani, che sono indissolubilmente legate alle catene del valore che vanno dall’estrazione mineraria alla gestione del fine vita delle materie prime. Questa tendenza allarmante, facilitata dalla corruzione e da normative inadeguate in molte regioni, rappresenta una minaccia sostanziale per gli ecosistemi vulnerabili e le comunità più ampie, lasciando spesso inascoltate le preoccupazioni e le voci delle popolazioni indigene e delle comunità locali”.

“A luglio – si legge poi – il collettivo delle organizzazioni della società civile ha espresso preoccupazioni critiche prima che la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) e il commercio internazionale (INTA) votassero sul regolamento sulle materie prime critiche (CRMR), sottolineando l’urgente necessità di valutazioni dettagliate dei diritti umani e degli impatti ambientali invece di una mera attenzione alle certificazioni. Inoltre, il gruppo ha chiesto una riduzione del consumo di materie prime dell’UE di almeno il 10% entro il 2030, sostenendo un approccio di economia circolare nel CRMA come essenziale per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo. Per questo motivo, la coalizione aspira a un futuro trasformativo, con l’obiettivo di guidare le politiche dell’UE verso la sostenibilità, salvaguardando sia le persone che il pianeta. L’agenda è chiara: divergere da un quadro economico insostenibile basato sulla crescita e dipendente dall’estrazione incessante, a uno che dia priorità al pianeta e ai diritti umani rispetto al profitto”.

I punti di azione urgenti secondo la coalizione

“La coalizione sollecita un approccio trasformativo al consumo, abbandonando la dipendenza dall’estrattivismo verso un sistema che dia priorità all’efficienza e alla sufficienza delle risorse. Questo approccio prevede la promozione di una società circolare, che non solo riduca la produzione e il consumo, ma promuova la condivisione della proprietà e incoraggi l’adozione di iniziative come l’estrazione dei rifiuti urbani rispetto all’estrazione di materiali vergini. Per realizzare ciò, la coalizione ritiene che sia imperativo che l’UE stabilisca obiettivi vincolanti e quadri legislativi solidi che possano favorire modelli di business alternativi. Inoltre, la coalizione chiede il rafforzamento dei meccanismi di regolamentazione che supervisionano le operazioni aziendali globali. Ciò implica la creazione di legislazioni inclusive che rendano le aziende responsabili del rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali. La coalizione propone di designare alcune aree come sensibili dal punto di vista ambientale e quindi interdette all’attività mineraria, nonché di imporre una moratoria sull’attività mineraria in acque profonde sia nelle acque internazionali che in quelle dell’UE. La trasparenza è evidenziata come un elemento critico in questo nuovo panorama normativo, con un’enfasi particolare sul coinvolgimento trasparente delle comunità in tutte le fasi del ciclo di vita di una miniera e sulla promozione dell’apertura nei progetti minerari dell’UE”.

“Presentando la Raw Materials Coalition, non stiamo semplicemente lanciando un’iniziativa; stiamo accendendo un movimento, che prospera sulla cooperazione, rispetta ogni voce e onora il valore intrinseco delle nostre risorse naturali – ha affermato Robin Roels, Responsabile associato delle politiche per le materie prime dell’EEB e coordinatore della coalizione -. La Coalizione è un appello all’azione per un domani più equo e giusto, non come un’opzione, ma come l’unica via da seguire. Per troppo tempo, le voci della società civile sono state messe da parte nelle discussioni critiche che modellano il futuro del nostro mondo. È tempo per cambiare la situazione.”

“La Raw Materials Coalition invita tutte le parti interessate, compresi governi, imprese e società civili, a unirsi in questo sforzo, amplificando le voci che contano, promuovendo un discorso intriso di rispetto per i diritti umani e l’integrità ambientale e facendo eco ai sentimenti delle comunità a livello mondiale. il livello di base”, conclude la nota.