Oltre 200 riviste in un editoriale congiunto: “L’OMS dichiari la crisi climatica e naturale come emergenza sanitaria”

Più di 200 riviste sanitarie tra cui The Lancet, JAMA, The BMJ, Medical Journal of Australia, East African Medical Journal, National Medical Journal of India e Dubai Medical Journal hanno pubblicato un editoriale congiunto per rivolgere un appello all'Organizzazione Mondiale della Sanità. Forti della convinzione che non sia possibile trattare la crisi climatica e la perdita di biodiversità in maniera separata come causa di gravi impatti anche sulla salute, l'appello è quello di dichiarare: "Un'emergenza sanitaria globale prima o durante la 77a Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2024"

epaselect epa09351311 Wrecked cars and trucks are flooded on the B265 federal highway in Erftstadt, Germany, 17 July 2021. Large parts of Western Germany were hit by heavy, continuous rain in the night to Wednesday, resulting in local flash floods that destroyed buildings and swept away cars. EPA/SASCHA STEINBACH

Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità possono essere ritenute una grave emergenza sanitaria globale. Partendo da questo, più di 200 riviste sanitarie hanno pubblicato un editoriale congiunto rivolto alle Nazioni Unite, agli operatori sanitari e ai leader politici.

Difatti, riportando le parole dell’editoriale: “Il mondo sta attualmente rispondendo alla crisi climatica e alla crisi naturale come se fossero sfide separate. Questo è un errore pericoloso. La 28a Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite (COP) sui cambiamenti climatici si terrà a Dubai, mentre la 16a COP sulla biodiversità si terrà in Turchia nel 2024. Le stesse comunità di ricerca che forniscono le prove per le due COP, dopo essere state riunite occasionalmente in un seminario del 2020, hanno dichiarato che solo considerando insieme il clima e la biodiversità si possono raggiungere delle soluzioni”.

Leggendo l’editoriale, risulta chiaro come la posizione delle oltre 200 testate sia ben chiara su come la siccità, gli incendi, le inondazioni e altri effetti dell’aumento delle temperature globali, da un lato distruggono la biodiversità e dall’altro, erodendo il suolo, concorrono all’inibizione dello stoccaggio del carbonio. Questo vuol dire solo una cosa: “Maggiore riscaldamento globale”.

Come fare quindi? Dal momento in cui la natura è in grado di auto-rigenerarsi, bisognerebbe prendere spunto dagli: “Approcci dei popoli indigeni alla gestione del territorio e del mare perché il ripristino di un sottosistema può aiutarne un altro. Ad esempio, il ripristino del suolo può contribuire a rimuovere i gas serra dall’atmosfera su vasta scala”.

Gli impatti del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità sulla salute

Quanto detto precedentemente ha, poi, un ulteriore risvolto a cui dar risalto: l’impatto sulla salute. Come spiega l’editoriale, infatti, la carenza d’acqua che aumenterà a causa del cambiamento climatico e l’inquinamento concorreranno a far diminuire l’accesso all’acqua pulita. Ma questo accesso è importantissimo per evitare le malattie trasmesse dall’acqua:

La contaminazione dell’acqua sulla terraferma può avere effetti di vasta portata su ecosistemi distanti quando l’acqua scorre nell’oceano. Una buona alimentazione si basa sulla diversità nella varietà degli alimenti, ma si sta verificando una notevole perdita di biodiversità generica nel sistema alimentare. I cambiamenti nell’uso del territorio hanno costretto decine di migliaia di specie a un contatto più stretto, aumentando lo scambio di agenti patogene e l’emergere di nuove malattie e pandemie. La perdita di contatto con l’ambiente naturale da parte delle persone e la diminuzione della perdita di biodiversità sono stati entrambi collegati all’aumento delle malattie non trasmissibili, autoimmuni e infiammatorie e dei disturbi metabolici, allergici e neuropsichiatrici. Per le popolazioni indigene, prendersi cura della natura e connettersi con essa è particolarmente importante per la loro salute. La natura è stata anche un’importante fonte di farmaci, e quindi la ridotta diversità limita anche la scoperta di nuovi farmaci. Le comunità sono più sane se hanno accesso a spazi verdi di alta qualità che aiutano a filtrare l’inquinamento atmosferico, a ridurre la temperatura dell’aria e del suolo e a fornire opportunità per l’attività fisica. La connessione con la natura riduce lo stress, la solitudine e la depressione promuovendo al contempo l’interazione sociale”.

Tutto questo, ricorda bene l’editoriale, concorrerà a stravolgere anche gli equilibri sociali ed economici. Di fatto, aumenteranno conflitti e migrazioni climatiche, ma anche la disparità nella gestione dei nuovi scenari per paesi o territori interni dei paesi più vulnerabili.

“L’OMS dichiari l’indivisibile crisi climatica e naturale come emergenza sanitaria globale”

A corredo dell’editoriale, forte è l’appello che le 200 testate hanno rivolto all’Organizzazione Mondiale della Sanità di dichiarare la crisi climatica e la crisi naturale come un’emergenza sanitaria globale prima o durante la 77a Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2024.

“I tre prerequisiti affinché l’OMS dichiari questa emergenza altro non sono che:

  • l’implicazione per la salute pubblica oltre i confini nazionali;
  • la gravità, l’inaspettato e l’improvviso;
  • la necessità di un’azione internazionale immediata.
  • Il cambiamento climatico sembra soddisfare tutte queste condizioni. Anche se l’accelerazione del cambiamento climatico e delle perdita di biodiversità non sono improvvise o inaspettate, sono di certo gravi e insolite”.