La Plastic Tax non entrerà in vigore prima del 31 dicembre 2026. Con il pacchetto di misure approvato dal Consiglio dei Ministri e contenuto nel Documento programmatico di bilancio, il governo ha deciso di prorogare ulteriormente la cosiddetta “sterilizzazione” dell’imposta ambientale, che resta formalmente prevista ma non operativa.
La misura, introdotta con la Legge di Bilancio 2020 (n. 160/2019), avrebbe dovuto colpire i prodotti in plastica monouso e gli imballaggi contenenti plastica vergine non riciclata (i cosiddetti MACSI) con una tariffa di 0,45 euro al chilo. L’obiettivo originario era ridurre il consumo di plastica e incentivare l’uso di materiali alternativi o riciclati.
Dopo numerosi rinvii, la nuova proroga posticipa l’applicazione dell’imposta alla fine del 2026, con un’eventuale entrata in vigore dal 1° gennaio 2027.
Le motivazioni del governo
Secondo quanto riportato nella manovra economica, “la decisione risponde alla necessità di alleggerire i costi per le imprese e di evitare effetti inflazionistici sui beni di largo consumo”. Il governo sottolinea inoltre “l’esigenza di predisporre un sistema di controlli e applicazione più efficace, in grado di garantire uniformità e semplificazione per i settori coinvolti”.
Le reazioni del mondo produttivo
La proroga è stata accolta con favore dal mondo industriale. “Il rinvio della Plastic Tax è un’ottima notizia per le imprese italiane e in particolare per il settore agroalimentare”, ha dichiarato Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare.
Secondo Mascarino, “questa decisione dà respiro alle aziende, che per mesi hanno dovuto lavorare con l’incertezza legata all’introduzione dell’imposta”. Il presidente auspica che il tempo concesso dal rinvio possa essere utilizzato “per arrivare finalmente all’eliminazione di una misura ingiusta e inefficace”, spiegando che “la tassa non garantirebbe la sostituzione della plastica con materiali più sostenibili né incentiverebbe il riciclo, di cui l’Italia è già leader in Europa”.
Mascarino ha infine ringraziato il governo “per non aver ceduto a pressioni ideologiche e per aver compreso come gli interessi delle imprese coincidano con quelli del Paese”.
Sulla stessa linea anche Massimo Centonze, presidente di Unionplast, che parla di una “decisione di buon senso e di responsabilità, che riconosce le difficoltà di un comparto strategico per il Paese e l’impegno concreto delle imprese nella transizione ecologica”.
“Le nostre aziende – spiega Centonze – sono in prima linea negli investimenti per l’innovazione e la sostenibilità: negli ultimi anni il settore ha destinato risorse significative al riciclo meccanico e chimico, alla riduzione degli imballaggi e all’utilizzo di materie prime seconde. Una tassa generalizzata sulla plastica vergine avrebbe colpito indiscriminatamente la filiera, penalizzando proprio chi investe per rendere più circolare l’economia.”
Unionplast ricorda che il comparto rappresenta oltre 26 miliardi di euro di valore e più di 45.000 lavoratori, configurandosi come “uno dei pilastri dell’industria manifatturiera italiana, fortemente orientato all’export e all’innovazione tecnologica”.
Per Centonze, “il rinvio offre l’opportunità di aprire un confronto serio tra istituzioni e industria, per costruire strumenti più efficaci nel sostenere la transizione ambientale e promuovere la competitività del sistema produttivo. Serve una riforma strutturale e una visione di lungo periodo che premi chi innova e produce in modo sostenibile”.
Effetti economici e ambientali
La sospensione avrà effetti positivi nel breve termine per le imprese dei settori alimentare, delle bevande e del packaging, che potranno pianificare con maggiore gradualità il passaggio verso soluzioni più sostenibili. Per i consumatori, il rinvio eviterà aumenti di prezzo su numerosi prodotti confezionati.
Tuttavia, il rinvio della Plastic Tax rappresenta anche un passo indietro nella strategia ambientale.
La misura avrebbe dovuto incentivare la riduzione dell’uso di plastica vergine e accelerare la transizione verso un modello di economia circolare.
Il posticipo, osservano diverse associazioni ambientaliste, rallenta il percorso verso gli obiettivi europei di sostenibilità e trasmette un segnale di incertezza alle imprese che investono nel riciclo.
Un equilibrio ancora da trovare
Il nuovo rinvio conferma le difficoltà di conciliare politiche ambientali e sostenibilità economica.
La Plastic Tax resta sospesa ma non cancellata, in attesa di una possibile revisione nel 2027.
Nel frattempo, il dibattito resta aperto tra chi la considera una misura necessaria per ridurre l’impatto ambientale della plastica e chi, al contrario, la giudica un provvedimento penalizzante per le imprese e poco efficace sul piano ecologico.