Reggio Emilia, nuovo impianto per il riciclo dell’organico: produrrà 9 milioni di m3 di biometano all’anno

È stato inaugurato mercoledì 14 giugno a Gavassa (Reggio Emilia) l'impianto Iren dedicato al riciclo della FORSU. La struttura, che sorge su di un’area di 17 ettari, vanta una superficie coperta di 27.500 metri quadrati ed è in grado di trattare 100mila tonnellate di residui organici differenziati e 67.000 tonnellate di frazione verde (sfalci e potature). Può produrre ogni anno 9 milioni di metri cubi di Biometano, 53 mila tonnellate di compost, 10 mila tonnellate di CO2 food grade (alto grado di purezza) per usi industriali e alimentari

Reggio Emilia, nuovo impianto per il riciclo dell'organico

È stato inaugurato mercoledì 14 giugno a Gavassa (Reggio Emilia) l’impianto Iren dedicato al riciclo della FORSU. La struttura, che sorge su di un’area di 17 ettari, vanta una superficie coperta di 27.500 metri quadrati ed è in grado di trattare 100mila tonnellate di residui organici differenziati e 67.000 tonnellate di frazione verde (sfalci e potature). Può produrre ogni anno 9 milioni di metri cubi di Biometano53 mila tonnellate di compost, 10 mila tonnellate di CO2 food grade (alto grado di purezza) per usi industriali e alimentari.

L’impianto, al suo interno, ospita un’aula didattica dedicata alle visite, che sarà possibile effettuare da parte di scuole e cittadini. I lavori sono partiti a verso la fine dell’estate del 2021 ed hanno visto alternarsi circa 100 lavoratori delle diverse ditte appaltatrici come massima presenza in cantiere. Sono state previste compensazioni sui territori confinanti l’impianto di tipo ambientale, viabilistico e infrastrutturale. L’investimento complessivo è di 75 milioni di euro.

L’output dei processi è suddiviso così: il biometano viene immesso in rete, l’anidride carbonica food grade viene commercializzata e il compost viene reso disponibile per le coltivazioni. L’impianto produce una quantità di biometano sufficiente a riscaldare, in un anno, 4600 famiglie o, in alternativa, alimentare 7.600 autovetture (con percorrenza media di 15.000 chilometri l’anno) oppure 190 autobus (con una percorrenza media di 50.000 chilometri l’anno). Si evita così l’emissione di circa 14 mila tonnellate all’anno di anidride carbonica nell’atmosfera. L’utilizzo del biometano ricavato dall’impianto ed immesso in rete, spiega l’azienda, pareggia il bilancio dell’anidride carbonica emessa in atmosfera; ulteriore vantaggio ecologico nell’utilizzo del biometano, è quello poi di impedirne la diffusione nell’ambiente a seguito della decomposizione incontrollata dei rifiuti che si avrebbe in discarica.

“L’impianto fa parte di una pianificazione di area vasta, che, partendo dalle necessità territoriali delle aree contigue di Parma e Reggio Emilia, grazie ad una pianificazione integrata a livello regionale, ha distribuito sul territorio gli impianti che tutti implementano il concetto di economia circolare. Una vera e propria rivoluzione nel campo della gestione dei rifiuti, in quanto massimizzata a riutilizzare quanto viene scartato per produrre nuovi beni. In questo ambito, i rifiuti organici costituiscono oltre il 40% del rifiuto urbano. Si tratta di residui di vegetali, frutta, verdura, avanzi dalla preparazione dei cibi, gusci d’uovo, scarti alimentari avariati”.

“La rivoluzione circolare nella gestione dei rifiuti è iniziata nel momento in cui è partita la raccolta differenziata porta a porta, che ha permesso di aumentare la percentuale di raccolta differenziata arrivando ad un valore di eccellenza: con circa l’83 % di raccolta differenziata la città di Reggio Emilia si colloca ai primi posti della classifica regionale e nazionale: attraverso la gestione integrata ed ai nuovi sistemi di raccolta decisi dall’Amministrazione Comunale e organizzati da Iren la città si colloca al vertice delle comunità virtuose”.

“Tra le raccolte differenziate introdotte con il porta a porta, la raccolta differenziata dell’organico è stata una pietra fondamentale nella gestione dei rifiuti a livello territoriale, in quanto ha permesso di sottrarre allo smaltimento una componente che, da materia soggetta a deperimento è stata trasformata in risorsa ed in un’importante opportunità per il territorio. I residui organici incorporano un potenziale energetico e materico che, opportunamente recuperato grazie ad una avanzata tecnologia, non viene più disperso, ma utilizzato chiudendo il ciclo naturale di trasformazione della materia”.