Regolamento ecodesign, arriva il plauso dell’EEB sulla posizione della Commissione ENVI

Jean-Pierre Schweitzer: "Accogliamo con particolare favore le disposizioni rafforzate in materia di riparazione, un divieto immediato alla distruzione di prodotti tessili ed elettronici invenduti e una definizione estesa di sostanze pericolose. Ci complimentiamo inoltre con gli eurodeputati per aver proposto maggiori orientamenti su come allineare le misure future con gli obiettivi di sostenibilità dell'Ue e per aver chiesto una maggiore coerenza tra i diversi strumenti di politica dei prodotti". Una delle poche note negative è il rinvio della "sostenibilità sociale" da includere nelle nuove norme ma non è escluso che possa rientrare nel corso dei negoziati

Il voto della Commissione Ambiente (ENVI) del Parlamento Europeo sul nuovo regolamento “ecodesign” riceve il plauso dello European Environmental Bureau, che lo definisce “un’importante pietra miliare nel Green Deal”. Il testo votato rappresenta quella che sarà la posizione ufficiale di Strasburgo in plenaria a luglio e nei successivi dialoghi con Consiglio e Commissione per l’approvazione definitiva.

“L’ESPR sostituirà l’attuale direttiva sulla progettazione ecocompatibile, che è stata una delle politiche climatiche più efficaci dell’Ue fino ad oggi – scrive l’EEB – avendo già contribuito in modo sostanziale al risparmio energetico, risparmiando 126 miliardi di euro nelle bollette elettriche dei cittadini nel 2021, creando al tempo stesso 22 miliardi di euro di attività aggiuntive e 323mila posti di lavoro nel solo 2020, con proiezioni ancora migliori entro il 2030. Il nuovo regolamento continuerà a stimolare il risparmio dei consumatori e ad ampliare notevolmente il campo di applicazione della legislazione ai prodotti non energetici“.

Stéphane Arditi dell’ EEB, ha dichiarato: “Il regolamento sull’ecodesign per i prodotti sostenibili è un potente strumento per trasformare il nostro mercato verso prodotti più durevoli, riparabili e a basso impatto. Crea condizioni di parità su come competere e commerciare nell’Ue. Ne beneficiano i consumatori, le imprese europee e l’ambiente. È una storia di successo e mostra chiaramente come la salute economica e la regolamentazione ambientale possano lavorare mano nella mano, sfatando il pensiero obsoleto di oggi che si oppone alla competitività e alla politica ambientale. La commissione per l’ambiente ha compiuto un ulteriore passo cruciale per rendere i prodotti sostenibili un’opzione predefinita accessibile a tutti”.

Jean-Pierre Schweitzer, Deputy Policy Manager for Circular Economy presso l’EEB, ha dichiarato: “Accogliamo con particolare favore le disposizioni rafforzate in materia di riparazione, un divieto immediato alla distruzione di prodotti tessili ed elettronici invenduti e una definizione estesa di sostanze pericolose. Ci complimentiamo inoltre con gli eurodeputati per aver proposto maggiori orientamenti su come allineare le misure future con gli obiettivi di sostenibilità dell’Ue e i confini planetari e per aver chiesto una maggiore coerenza tra i diversi strumenti di politica dei prodotti, come gli appalti pubblici verdi, i marchi di qualità ecologica e altri incentivi economici”.

Ci sono tuttavia anche alcune note negative secondo l’EEB. Ad esempio quella che riguarda la “sostenibilità sociale”, che solo in seguito si deciderà se sarà inclusa nelle misure. Per gli ambientalisti “il ritardo è deludente” ma tuttavia riconoscono “che la dimensione sociale non è completamente messa a tacere come nella proposta della Commissione Ue. L’esclusione della sostenibilità sociale rappresenterebbe un’occasione persa”, visto “il forte legame tra sostenibilità sociale e ambientale in settori come il tessile, l’elettronica e l’arredamento“.

Un aspetto chiave ancora da definire al voto in plenaria, sottolinea ancora l’EEB, è il regime di responsabilità per i prodotti venduti online: “Sebbene il testo votato oggi insista sull’applicazione e richieda risorse sufficienti per la sorveglianza del mercato, rimane troppo vago sugli obblighi delle vendite online rispetto ad altri attori economici. Ci rammarichiamo che la formulazione per includere più sistematicamente i mercati online nella definizione di importatori, distributori e attori economici non sia stata mantenuta”.