Responsabilità estesa del produttore sugli indumenti, Rete ONU: riutilizzo e prevenzione indispensabili

Con la legge 116 del 3 settembre 2020 è stata introdotta in Italia la Responsabilità estesa del produttore anche sugli indumenti obbligando produttori e distributori del nuovo a farsi carico finanziariamente, e/o operativamente, del recupero dei loro prodotti a fine vita. Ciò risponde all’ambizioso obbiettivo di passare dal modello di produzione e consumo lineare a quello circolare e climaticamente neutro, sottolinea in una nota la Rete Nazionale Operatori dell’Usato (Rete ONU). Oltre ai sistemi di recupero sarà necessario progettare prodotti più durevoli, riutilizzabili, riparabili e riciclabili

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Con la legge 116 del 3 settembre 2020 è stata introdotta in Italia la Responsabilità estesa del produttore anche sugli indumenti obbligando produttori e distributori del nuovo a farsi carico finanziariamente, e/o operativamente, del recupero dei loro prodotti a fine vita. Ciò risponde all’ambizioso obbiettivo di passare dal modello di produzione e consumo lineare a quello circolare e climaticamente neutro, sottolinea in una nota la Rete Nazionale Operatori dell’Usato (Rete ONU). Oltre ai sistemi di recupero sarà necessario progettare prodotti più durevoli, riutilizzabili, riparabili e riciclabili che l’UE si è prefissata di raggiungere con la “Strategia dell’UE in materia di prodotti tessili sostenibili”.

“Nei modelli di responsabilità estesa del produttore (EPR), la prevenzione e il riutilizzo dovranno avere dunque priorità assoluta, per allungare il ciclo di vita del prodotto e salvaguardare le risorse naturali, mitigando al contempo il riscaldamento globale – dice Karina Bolin, rappresentante del Comparto Tessile e abbigliamento usato, della Rete ONU – Gli operatori del settore dell’usato sono fondamentali per rendere efficienti questi nuovi modelli. Oltre all’esperienza decennale nelle operazioni di recupero e riutilizzo, processi molto articolati e sviluppati grazie alla formazione di personale specializzato, gli operatori dell’usato dispongono dei canali logistici e commerciali da mettere a disposizione. Sarà necessaria una sana collaborazione tra tutti gli stakeholder del settore per creare modelli trasparenti, garantire un reale miglioramento ambientale e raggiungere questi ambiziosi obiettivi nel settore tessile. È per queste ragioni che gli operatori del riutilizzo richiedono l’urgenza di essere coinvolti nei processi decisionali e nei tavoli istituzionali che definiranno il funzionamento degli schemi dell’EPR in Italia e in Europa”.

L’abbigliamento usato costituisce fino al 50% del fatturato degli oltre 3.000 punti vendita dei negozi in conto terzi – aggiunge Alessandro Giuliani, rappresentante del Comparto Conto terzi di Rete ONU. Un dato significativo che indica il ruolo indispensabile del comparto e del settore dell’usato tutto nella prevenzione della produzione dei rifiuti e nell’allungamento del ciclo di vita dei prodotti, oltre ad essere un esempio concreto di modello di economia circolare sostenibile. Disegnare schemi di funzionamento dell’EPR senza tenere conto dell’esistenza di un mercato già maturo rischierebbe di inibirne il funzionamento e di non ottemperare agli obbiettivi indicati dalla norma”.

Secondo il Presidente di Rete ONU, Alessandro Stillo “Ad oggi, in Italia, gli operatori dell’usato garantiscono la prevenzione di ben 500.000 tonnellate di beni riutilizzabili intercettandoli e reimmettendoli nel mercato del second hand attraverso i loro diversi canali: negozi dell’usato specialistici e generalisti, negozi in conto terzi, mercati e fiere, punti vendita solidali e del mondo della cooperazione. Le competenze maturate dal settore dell’usato nell’intercettazione e redistribuzione di beni usati costituiscono un indispensabile supporto all’individuazione di schemi di EPR efficienti ed innovativi. Auspichiamo che tali competenze possano essere prese nella dovuta considerazione nei futuri tavoli di confronto istituzionali in materia”, conclude Stillo.