Roma, scontro sul biodigestore di Cesano: Gualtieri dà l’ok, nonostante il no della Soprintendenza

Il via libera alla realizzazione dell'impianto per l'organico, dato dal sindaco di Roma come commissario di governo, rischia di avere strascichi giudiziari perché arrivato nonostante il parere negativo ribadito dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale. Come riporta l'agenzia Dire, che ha potuto visionare le carte, l'ente ritiene "le opere non compatibili con il contesto di riferimento e di troppo impatto ambientale”

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C’è il rischio di uno scontro istituzionale tutto interno al governo su un pezzo “futuro” dei rifiuti della Capitale. La direzione programmazione e gestione dei rifiuti a Roma che fa capo al commissario di governo, Roberto Gualtieri, ha chiuso favorevolmente (seppure con prescrizioni) la conferenza dei servizi sul progetto di un biodigestore anaerobico (per il trattamento dell’organico della raccolta differenziata di Roma con produizione di biometano e ammendante) da 100mila tonnellate da realizzare a Cesano, al confine nord della Città Eterna. 

Un via libera che rischia di avere strascichi giudiziari perché arrivato nonostante il parere negativo ribadito dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale (che si era già espressa in questa direzione nella precedente seduta della conferenza) perché “ritiene le opere non compatibili con il contesto di riferimento e di troppo impatto ambientale”, si legge nel verbale di chiusura che l’agenzia Dire ha visionato.

L’organismo del ministero potrà cambiare posizione solo se Ama, che ha proposto il progetto, “approfondisse lo studio di impatto ambientale e paesaggistico e rimodulasse del tutto il progetto secondo una nuova proposta che rispetti la vocazione agricola del luogo e il contesto storico di riferimento (ovvero lo riconduca all’impianto di compost), andando contestualmente a risolvere, in accordo con la Scrivente, le evidenti interferenze presenti nella zona di accesso all’area”.

Ma subito dopo la struttura commissariale ha sottolineato che “la realizzazione dell’impianto, considerata la sua rilevanza strategica ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Piano di gestione rifiuti di Roma capitale, deve rispettare i tempi stabiliti dal piano stesso e che l’intervento, rientrando nei finanziamenti del Pnc di cui all’art.42 del dl 50/2022 ai sensi del decreto interministeriale del 31 agosto 2022 e ss.mm.ii., è soggetto alle tempistiche stabilite dal medesimo decreto interministeriale“.

Insomma, non c’è tempo per tornare indietro. Ma anche la Sorprintendenza è irremovibile. Tanto che nella seduta di venerdì ha ricordato a tutti il peso dei suoi pareri, a mo’ di avviso ai naviganti per il futuro: “La Soprintendenza ha competenze olistiche, si esprime sia per la Valutazione di Impatto Ambientale ma anche, con parere obbligatorio e vincolante, per l’acqusizione di autorizzazione e parere di compatibilità paesaggistica ai sensi degli artt. 21 e 146 del Codice dei Beni Culturali”.

Del resto gli stessi poteri straordinari consegnati a maggio del 2022 dall’allora governo Draghi al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, non consentono di derogare a quanto disposto dal codice dei Beni Culturali e del paesaggio. Le censure della Soprintendenza non sono di poco conto: “Nell’ambito della Via (valutazione d’impatto ambientale, ndr) dell’opera si ravvisa una generale sottostima dell’impatto del nuovo impianto relativamente alla situazione generale dell’area nonché alle valutazioni degli effetti cumulativi di questo intervento rispetto al paesaggio circostante; per quanto più strettamente inerente la tutela paesaggistica, non si riscontra un’adeguata analisi tra le relazioni intercorrenti il nuovo impianto proposto, il territorio di riferimento e il paesaggio; non si condivide questa scissione tra l’impianto e la viabilità, perché l’impianto non può esistere senza la viabilità d’accesso; si segnala, infine, a dimostrazione dell’importante impatto ambientale che il progetto prevede la realizzazione di circa 51.000 mq di pavimentazioni impermeabili e/o asfaltate, che in questo contesto agicolo, denotano l’evidente consumo di suolo”.

Il responsabile degli impianti di Ama, Botti, ha ribattuto che, confrontando i due progetti (cioè il compostaggio da 60mila tonnellate autorizzato qualche anno fa dalla Regione e questo), “rispetto alle altezze massime degli edifici, il nuovo impianto è più basso, e che le superfici di intervento sono analoghe”Ma per la Soprintendenza l’unica exit strategy possibile resta la redazione di un “nuovo progetto coerente con la tutela dell’area e l’indubbia vocazione agricola della zona, che dovrebbe portare pertanto a importanti riduzioni e modifiche progettuali e volumetriche, che garantirebbero un migliore inserimento dell’impianto e la salvaguardia della permeabilità delle aree”. La struttura commissariale ha chiuso positivamente la conferenza dei servizi ma non è peregrino prevedere che questo atto, che precede l’autorizzazione con ordinanza di Gualtieri, sarà impugnato al Tar.

(agenzia Dire, www.dire.it)