Crisi plastica, in Sicilia proseguono i problemi di raccolta

La saturazione degli impianti, l’aumento dei costi e il divario tra plastica riciclata e plastica vergine stanno rallentando i ritiri in varie aree della Sicilia, coinvolgendo Comuni, operatori e istituzioni. Il tema approda anche a Bruxelles e all’Ars, mentre dal tavolo nazionale sul riciclo della plastica emergono solo primi segnali di stabilizzazione, con impegni limitati su controlli, incentivi e sostegno alla filiera

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La gestione della raccolta differenziata della plastica in Sicilia attraversa una fase di forte criticità, con ripercussioni che coinvolgono amministrazioni locali, cittadini e operatori dell’intera filiera del riciclo. In diverse aree dell’isola, alcuni impianti di selezione hanno ridotto o sospeso i ritiri a causa della saturazione degli stoccaggi e del crescente divario economico tra plastica riciclata e plastica vergine, soprattutto di importazione extra-Ue. Una situazione che si inserisce in un contesto nazionale già segnato da una rete impiantistica disomogenea tra Nord e Sud, trasferimenti onerosi verso altre regioni e costi in aumento per gli enti locali.

Le conseguenze sono immediate: molti Comuni stanno emanando ordinanze per gestire volumi in crescita e spazi limitati, mentre aumenta la pressione sui servizi. La questione assume anche una dimensione istituzionale più ampia. L’eurodeputato Giuseppe Antoci ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo quali misure possano evitare un blocco della filiera e garantire la continuità del servizio. Antoci avverte che uno stop avrebbe effetti sugli obiettivi di raccolta differenziata e riciclo, oltre che sulle attività economiche operanti nel settore.

In parallelo, all’Assemblea regionale siciliana la deputata Cristina Ciminnisi ha chiesto chiarimenti all’assessore ai servizi di utilità pubblica, Francesco Colianni, ribadendo che la competenza sugli impianti è in capo alla Regione. La richiesta riguarda interventi immediati che vadano oltre l’ampliamento delle aree di stoccaggio: misure straordinarie per evitare nuovi blocchi e sostegni agli operatori del riciclo. Ciminnisi sottolinea inoltre che la soluzione non può dipendere esclusivamente da interlocuzioni con il Ministero, ma necessita di azioni dirette a livello regionale.

Sul piano politico, diverse forze chiedono un confronto istituzionale più ampio, coinvolgendo sia la Regione sia l’Unione europea. Secondo associazioni di settore, quanto sta accadendo in Sicilia rappresenta un campanello d’allarme nazionale, legato alla concorrenza della plastica vergine sul mercato internazionale e alla carenza di strumenti strutturali a sostegno del riciclo. In assenza di interventi rapidi – dal sostegno ai costi di trattamento fino a una pianificazione più equilibrata – il rischio è che la crisi attuale si trasformi in una emergenza strutturale per amministrazioni, famiglie e ambiente.

A livello nazionale emerge un primo segnale di stabilizzazione. Il tavolo convocato al Ministero dell’Ambiente il 25 novembre si è concluso senza misure straordinarie, pur confermando difficoltà diffuse nel comparto. Dal confronto è arrivato l’impegno a rafforzare i controlli doganali sulle importazioni che generano concorrenza sleale e a introdurre un credito d’imposta per le aziende che acquistano plastica riciclata certificata, seppur con un tetto limitato. Le associazioni ricordano che non risultano blocchi generalizzati, ma permangono criticità legate alla competitività del materiale riciclato, ai costi energetici e alla necessità per molte aziende di ampliare gli stoccaggi. Il tavolo ministeriale si riunirà nuovamente a metà dicembre.

Nel dibattito nazionale torna inoltre centrale la transizione ecologica europea in materia di imballaggi, plastica e gestione dei rifiuti. Il rafforzamento del mercato della plastica riciclata, insieme alla necessità di una raccolta differenziata di qualità, viene indicato come leva essenziale per la stabilità della filiera. Sul piano legislativo riemerge il tema della cauzione su bottiglie e lattine monouso e, più in generale, quello di strumenti economici in grado di incentivare l’uso di materiali riciclati.

Resta infine il nodo della riduzione dei rifiuti, riportato al centro anche durante l’incontro “Troppi Rifiuti” promosso da Eco dalle Città. Una constatazione condivisa riguarda la sostenibilità complessiva del sistema: se la produzione totale dei rifiuti non diminuisce, non è possibile garantire un riciclo efficace e continuativo, soprattutto in presenza di materiali complessi come molte tipologie di plastica. In Piemonte, ad esempio, si registra un lieve aumento dell’indifferenziato pro capite, a conferma di una tendenza che interessa più territori. Anche con percentuali elevate di riciclo, avvertono gli esperti, un sistema che produce oltre mezza tonnellata di rifiuti per abitante all’anno non può considerarsi sostenibile.

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