Energia, Utilitalia: la Tassonomia Ue penalizza il settore italiano del gas

Colarullo: limiti troppo stringenti sulle emissioni e criteri incompatibili con le dinamiche di mercato. La totalità degli impianti già in esercizio in Italia rischia l’esclusione dalla qualifica di attività green, mentre si salvaguardano Paesi ancora eccessivamente legati a fonti maggiormente inquinanti, come il carbone e l’olio combustibile

Ansa Ambiente

Utilitalia boccia la proposta della Commissione europea di inserire nella tassonomia europea gas fossili e nucleare tra le fonti di energia sostenibili. “Il regolamento delegato sulla Tassonomia verde europea adottato oggi rischia di penalizzare pesantemente il nostro sistema energetico nazionale, che vede il gas giocare un ruolo importante di accompagnamento nel percorso verso la decarbonizzazione”.

Così Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), commenta i contenuti del nuovo atto delegato della Commissione europea, che ha stabilito i criteri per i quali la produzione di energia da gas naturale e nucleare potranno essere considerati come capaci di contribuire alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Per Colarullo “l’introduzione di vincoli specifici e particolarmente stringenti sulle emissioni climalteranti e sulle caratteristiche degli asset che possono essere sostituiti da nuovi impianti a gas, rischia di escludere dalla qualifica di attività green la totalità degli impianti già in esercizio in Italia, nonché gli investimenti previsti nel prossimo futuro. Per ciò che concerne, in particolare, i limiti alle emissioni, gli standard fissati sono eccessivamente sfidanti e non sembrano tenere conto delle tecnologie disponibili e la loro economicità”. Si tratta, oltretutto, di “una situazione paradossale che rischia di premiare ingiustamente situazioni nelle quali sono ancora diffuse tecnologie di generazione obsolete basate sul carbone e sull’olio combustibile, penalizzando invece Paesi, come l’Italia, che già da tempo hanno avviato e in parte completato la transizione verso impianti maggiormente sostenibili”.

Per il direttore generale di Utilitalia, “altrettanto critico appare l’obbligo di sostituzione del gas naturale con gas low carbon entro il 2035. Le attuali previsioni di mercato, infatti, rendono difficile immaginare una disponibilità di gas a basse emissioni di carbonio entro tale data”. I rischi, conclude Colarullo, “è che da un lato si venga a creare una disparità di trattamento tra operatori localizzati in Stati Membri diversi, e che dall’altro lato finiscano per essere fortemente disincentivati gli investimenti nel comparto del gas, nonostante la qualifica di attività green, sia pur di transizione, che l’inclusione nella tassonomia dovrebbe garantire”.