Movimento Legge Rifiuti Zero: “A Roma serve una vera svolta circolare per una gestione autosufficiente”

Dal gruppo ambientalista arriva una proposta che parte dalla gestione dell'organico ma tocca in realtà tutto il ciclo dei rifiuti, in relazione soprattutto alla carenza impiantistica della Capitale: "Quasi dieci anni fa con la chiusura della discarica di Malagrotta si è chiuso un ciclo insostenibile ma non si è aperto sinora quasi nulla in tema di una nuova gestione complessiva dei rifiuti urbani, dalla raccolta al riciclaggio ed allo smaltimento finale, in linea con le nuove normative di economia circolare”

Dal Movimento Legge Rifiuti Zero arriva una proposta alternativa per la gestione dei rifiuti organici a Roma che in realtà tocca tutto il ciclo dei rifiuti, in relazione soprattutto alla carenza impiantistica di cui soffre la Capitale. Lo scorso 10 febbraio la giunta Gualtieri ha approvato i progetti preliminari di due impianti di digestione anaerobici da 100.000 tonnellate annue cadauno, di cui uno a Casal selce – Valle Galeria e l’altro adiacente alla località di Osteria nuova – Cesano, da finanziare con i fondi del Pnrr. Il Movimento Legge Rifiuti Zero rilancia con un progetto che punta a una gestione autosufficiente del ciclo dei rifiuti e diffida Ama spa a presentare la richiesta per la realizzazione dei due impianti.

“Ancora una volta l’economia circolare è stata ridotta a un mero slogan da campagna elettorale – spiega Zero Waste. Non è servito a nulla neanche esporre alla commissione competente capitolina le tante criticità ambientali e sanitarie che i biodigestori comportano (vedi i casi di Pordenone ed Este documentati da Fanpage.it, dove Roma da oltre 10 anni invia a smaltimento la sua frazione organica). Per questo insieme a CILD – Centro Iniziativa Legalità Democratica, abbiamo diffidato Ama spa dal presentare la domanda di utilizzo dei fondi Pnrr in considerazione che a norma di legge la digestione anaerobica non rientra nell’economia circolare, quindi non possono essere utilizzati i fondi ad essa destinati”.

La proposta di Zero Waste punta a piccoli impianti di compostaggio aerobico, ma anche piccoli siti per gli scarti secchi e una migliore cura della raccolta differenziata. Il tutto sostenuto da ragioni ambientali, economiche e sanitarie raccolte in un documento di 25 pagine (link in basso), a cui hanno contribuito anche Isde- Medici per l’Ambiente e l’Associazione Italiana Compostaggio. Si legge nell’introduzione:

Quasi dieci anni fa con la chiusura della discarica di Malagrotta si è chiuso un ciclo insostenibile ma non si è aperto sinora quasi nulla in tema di una nuova gestione complessiva dei rifiuti urbani, dalla raccolta al riciclaggio ed allo smaltimento finale, in linea con le nuove normative di “economia circolare”.

La raccolta differenziata è ancora ferma a poco più del 40%, con forte presenza di contaminazione da “frazioni estranee” sia nei materiali inorganici che in quelli organici, con la conseguenza di non essere ancora in grado di essere “autosufficienti” né sul trattamento dei rifiuti indifferenziati né tantomeno di quelli differenziati.

Paradossalmente questa quasi totale “assenza impiantistica” potrebbe favorire una svolta radicale per Roma laddove la giunta attuale deciderà con convinzione di investire risorse importanti e strategiche sulla nuova filiera impiantistica per il riutilizzo – il riciclaggio ed il “recupero di materia” con impianti diffusi di piccola e media taglia.

Questo processo deve essere accompagnato dall’avvio di un percorso per costruire la vera Città Metropolitana che può nascere solo dal totale cambiamento della “governance”, attuando il principio del “decentramento” di nuovi poteri ai municipi visti in prospettiva come veri “Comuni Urbani” metropolitani e certamente dal totale rinnovamento della struttura di AMA con un concreto decentramento organizzativo con ripartizione proporzionata di uomini e mezzi nei 15 municipi attuali.

Un processo di queste dimensioni, sia per la sua estensione territoriale che per il coinvolgimento di circa tre milioni di residenti, non può certo avere successo senza il coinvolgimento “attivo” delle comunità locali, delle associazioni esistenti, dei lavoratori di AMA e di tutte le organizzazioni di categoria presenti nella Capitale. Questo punto può avere un suo input dalla costruzione di una rete di strutture di confronto paritetiche tra l’amministrazione ed i cittadini, rete che noi abbiamo già collaudato in alcuni municipi con gli Osservatori verso rifiuti zero con compiti e poteri già normati dalla Delibera capitolina n. 129/2014 tuttora vigente ma inattuata.

A questo link la proposta completa.