Inceneritore Roma, Paur: presentate 50 richieste di integrazione, rigettata l’Inchiesta Pubblica

L’inceneritore di Santa Palomba è al centro dell’iter Via-PAUR, con oltre cinquanta richieste di integrazione documentale protocollate al 28 agosto. Oltre ai Comuni di Albano, Pomezia e Nemi, anche altri cinque enti hanno lavorato su aspetti sanitari, ambientali e sulla tutela di acquiferi e aree paesaggistiche, mentre alcune comunicazioni sono state inviate ai destinatari sbagliati. Il Commissario straordinario Roberto Gualtieri ha rigettato la richiesta di Inchiesta Pubblica presentata da Ardea, Pomezia e Albano Laziale. I Comuni hanno presentato ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro le dimensioni dell’impianto, gli espropri nei territori limitrofi e le carenze progettuali

Oltre 50 richieste di integrazione, rigetto dell’Inchiesta Pubblica e ricorso straordinario dei Comuni contro l’inceneritore di Santa Palomba

La questione dell’inceneritore di Santa Palomba continua a generare dibattito tra istituzioni locali e cittadini, soprattutto adesso che è in essere l’istanza Via-Paur.

“Il 28 agosto – scadenza per gli enti coinvolti nel Paur per chiedere integrazioni agli atti in materia ambientale necessari alla definizione del provvedimento di Via depositati dalla società concessionaria RenewRome s.r.l. – il Commissario straordinario Roberto Gualtieri non si aspettava di ricevere oltre 50 richieste di integrazione documentale condivise da noi con i Comuni di Albano, Pomezia e Nemi”, fa sapere Rete Tutela Roma Sud.

La Rete, poi, segnala che oltre i Comuni citati, anche “i funzionari di cinque enti hanno lavorato anche durante Ferragosto, adempiendo al compito assegnato dalla Repubblica. Siamo orgogliosi che la valutazione di incidenza sanitaria (VIS) sia necessaria anche per il Dipartimento Epidemiologico regionale (DEP) e per la ASL RM 6, che ha ricordato anche la questione dell’inquinamento del Campo Pozzi Laurentino, per il quale abbiamo impugnato l’archiviazione della salvaguardia dinanzi al Presidente della Repubblica. L’AUBAC e la Regione Lazio per la tutela delle acque, richiamando come noi la norma Regionale di tutela degli acquiferi dei Colli Albani (DGR n. 445/2009) e la Soprintendenza di Roma per la tutela del fosso della Cancelliera“.

Inoltre, ricorda la Rete, alcune comunicazioni “sono state inviate ai destinatari sbagliati. Come TIM che ha ricordato che la verifica delle interferenze con la rete di telecomunicazioni primaria è competenza di Open Fiber”.

“Tutti – prosegue la Rete – hanno lamentato il poco tempo a disposizione, riservandosi di fare integrazioni. In base al cronoprogramma ci aspettiamo un riscontro entro 15 giorni, cioè entro il 12 settembre 2025. Vediamo se hanno il coraggio di rigettare tutte le richieste di integrazione”.

Il rigetto della richiesta di Inchiesta Pubblica

Sempre nell’ambito dell’istanza Via-Paur, i Comuni di Ardea, Albano Laziale e Pomezia avevano deliberato la richiesta di un’Inchiesta Pubblica. Lo scorso 3 settembre il Commissario Straordinario Roberto Gualtieri, ha rigettato la richiesta.

Nel documento visionato da Eco dalle Città si legge che, secondo la normativa vigente (D.Lgs. 152/2006, art. 24-bis e art. 7-bis), il progetto del termovalorizzatore rientrerebbe tra i progetti di competenza regionale e non statale, rendendo discrezionale l’attivazione dell’Inchiesta Pubblica. Gualtieri ha inoltre richiamato il principio di accelerazione e urgenza previsto dalla Procedura Commissariale, sottolineando che la procedura PAUR avviata permette comunque un termine di 30 giorni per eventuali osservazioni pubbliche, assicurando forme di partecipazione senza alterare le fasi procedimentali.

“Spesso ci accorgiamo dell’importanza delle cose quando vengono a mancare. Questo vale anche per la giustizia, che in una Repubblica democratica diamo per scontata, finché non dobbiamo farvi ricorso perché viene leso un nostro diritto”, afferma Rete Tutela Roma Sud in un comunicato.

Secondo la Rete le decisioni del commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, Roberto Gualtieri, “hanno rigettato le richieste dei Comuni senza motivazioni”. “A giorni – prosegue il comunicato – dovremo avere riscontro alle oltre 50 richieste di integrazione documentale. Se non dovessero essere accolte, non sarebbe solo una questione di tutela ambientale e della salute, ma di tenuta democratica del Paese. La pubblica amministrazione in una Repubblica non può compiere atti arbitrari come in una monarchia assoluta, in cui il sovrano non deve rendere conto a nessuno”.

La Rete solleva dubbi sull’effettivo perseguimento dell’interesse pubblico: “Nel Lazio abbiamo due piani di gestione dei rifiuti che si contraddicono: quello regionale, approvato da un consenso democratico, che afferma che non serve un nuovo inceneritore, e quello di Roma Capitale, che impone un nuovo impianto per il Giubileo ormai agli sgoccioli. Solo i Comuni di Albano, Ardea e Pomezia hanno oltre 150.000 abitanti e non possono essere ignorati completamente. Chiediamo che Gualtieri usi i suoi poteri nell’interesse di Roma, valutando le alternative e ascoltando i cittadini, e non per comprimere gli spazi di partecipazione”.

Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica

I Comuni di Albano Laziale, Ardea e Pomezia hanno compiuto un nuovo passo istituzionale contro il progetto dell’inceneritore previsto a Roma Sud. I sindaci hanno infatti presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, contestando le dimensioni dell’impianto, la possibilità di espropriare terreni anche nei territori limitrofi e alcune carenze progettuali. Tra i nodi sollevati, anche l’incompatibilità tra il ruolo di Commissario di Governo conferito al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, formalmente limitato all’ambito di Roma Capitale, e le ordinanze che producono effetti su comuni confinanti.

“Quando si crede in un principio, in un ideale, in una battaglia, ci si pone in prima linea al fianco della propria comunità”, ha affermato il sindaco di Albano Laziale, Massimiliano Borelli, spiegando come l’iniziativa legale sia il frutto di un impegno condiviso tra le amministrazioni locali. L’obiettivo, ha aggiunto, è ribadire “la totale contrarietà alla costruzione di un impianto di quelle dimensioni, con quella tecnologia, in quella posizione”.

Borelli ha evidenziato in particolare la questione degli espropri nei comuni vicini, definendola una forzatura rispetto al mandato commissariale, e ha sottolineato le “evidenti carenze progettuali” riscontrate nei documenti. Un ricorso che, nelle parole del primo cittadino, nasce dalla volontà di difendere i territori e la loro comunità: “Non ci arrendiamo a questa decisione, non ci pieghiamo alle imposizioni. Continuiamo a lottare”.

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