Palermo, Sbaratto chiede garanzie per il mercato dell’usato di San Saverio

Con l’avvio dei lavori di pedonalizzazione nella piazzetta di San Saverio, l’associazione Sbaratto sollecita il Comune a fornire un riconoscimento formale delle proprie attività di riuso. Dopo la gestione sperimentale dell’Area di Libero Scambio tra luglio 2021 e giugno 2022, mai confermata, l’associazione denuncia l’assenza di atti che ne definiscano il ruolo e chiede un percorso chiaro per la regolarizzazione

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Prenderanno avvio nei prossimi giorni i lavori di pedonalizzazione della piazzetta di San Saverio, nel quartiere dell’Albergheria a Palermo, un’area dove da anni si svolgono attività di riutilizzo e vendita dell’usato legate alla vita economica e sociale del quartiere.

Al centro della discussione vi è l’associazione Sbaratto, che aveva gestito sperimentalmente l’Area di Libero Scambio dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022, su incarico dell’amministrazione comunale. Tale sperimentazione, tuttavia, non è stata rinnovata, lasciando l’associazione priva di un titolo formale per operare.

Collaborazione informale e assenza di atti ufficiali

Il 2 ottobre, Sbaratto è stata convocata a un incontro con l’assessore alla Rigenerazione Urbana Emilio Carta e il consigliere comunale Imperiale, per discutere della riorganizzazione temporanea delle attività durante il periodo dei lavori.

Secondo quanto riferito dall’associazione, l’amministrazione avrebbe chiesto un supporto informale per mantenere pulizia, decoro e dialogo con gli operatori, senza però fornire alcun atto scritto che definisca i compiti o il ruolo dell’associazione in questa fase.

Sbaratto ha quindi richiesto un documento ufficiale che chiarisca la posizione giuridica e operativa dell’area di riuso, sottolineando la necessità di una garanzia formale sulle attività che da anni rappresentano un punto di riferimento per la comunità locale.

Il nodo del riconoscimento e il precedente sperimentale

Durante l’incontro, l’amministrazione ha prospettato la possibilità di avviare un percorso di regolarizzazione futura, citando come ipotesi l’utilizzo dei Patti di Collaborazione, ma senza fornire tempistiche o strumenti concreti.

“Nel 2021 avevamo accolto la gestione sperimentale con l’obiettivo di costruire un modello stabile e riconosciuto – sottolinea Sbaratto – ma a distanza di tre anni non esiste ancora un progetto operativo sull’Area di Libero Scambio né un atto che ne confermi la funzione pubblica”.

Riuso e rigenerazione urbana

Nel contesto del nuovo cantiere, l’associazione richiama l’attenzione sul rapporto tra rigenerazione urbana e tutela delle economie popolari. La pedonalizzazione, secondo Sbaratto, deve integrarsi con le attività di riuso sociale e ambientale, evitando che gli interventi di riqualificazione riducano gli spazi destinati al mercato dell’usato e alle pratiche di recupero.

Sbaratto evidenzia inoltre il valore ecologico e sociale delle attività di riutilizzo, che contribuiscono alla riduzione dei rifiuti e alla creazione di microeconomie locali, chiedendo che queste esperienze vengano incluse nei processi di pianificazione ambientale della città.

L’appello all’amministrazione

In una nota successiva all’incontro, l’associazione invita il Comune di Palermo a definire “una soluzione integrata e trasparente” che consenta di conciliare la rigenerazione urbana con la tutela delle realtà sociali già attive nell’area.

Sbaratto ribadisce la richiesta di un riconoscimento formale del proprio ruolo e di garanzie scritte per il mantenimento dell’Area di Libero Scambio come spazio pubblico dedicato al riuso e alla valorizzazione dell’usato.

“Della progettazione del disordine non ce ne facciamo nulla: dal Comune vogliamo un qualsiasi straccio di garanzia che siamo titolati a stare qui. Più parole su carta e meno parole di Carta”, conclude l’associazione, con un riferimento ironico all’assessore alla Rigenerazione Urbana Emilio Carta.

Un tema che torna al centro del dibattito

La vicenda di San Saverio riporta in primo piano il tema del riconoscimento istituzionale delle attività di riuso, già emerso in passato in relazione ad altri mercati cittadini. La questione resta legata alla necessità di una normativa locale chiara, capace di sostenere le realtà che operano nel recupero e nella rivendita dell’usato, in linea con le direttive europee sul riutilizzo dei beni e la riduzione dei rifiuti.

Con l’avvio del cantiere, si riapre dunque il confronto tra amministrazione e operatori su come coniugare interventi urbanistici e inclusione sociale, in un quartiere dove il riuso rappresenta da anni un presidio di economia circolare e di partecipazione comunitaria.

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