Caldo estremo: la road map per città più resilienti di Legambiente

25 città sulle 27 monitorate dal Ministero della Salute sono stati dichiarati 100 "livelli di allerta 3" (bollino rosso). Dati i rischi per la salute, Legambiente ha stilato una road map per città resilienti al cambiamento climatico e alle conseguenze per l'ambiente e per la salute: "più regolamenti edilizi sostenibili, più tetti verdi, più riforestazione urbana, più azioni per il risparmio e il riciclo idrico, più interventi di efficientamento energetico, utilizzo e sviluppo delle rinnovabili.  Fondamentale accelerare il finanziamento dei piani urbani"

Caldo estremo:
Una persona si rinfresca dal caldo nella fontana di piazza del Popolo, mentre prosegue l'ondata di calore con 12 città ancora sotto scacco dell'afa ma l'allerta maltempo al nord ha provocato gravi danni in Piemonte, Roma, 03 agosto 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

L’ondata di caldo estremo ha comportato oltre 100 “livelli di allerta 3” in 25 città su le 27 monitorate dal Ministero della Salute dal 10 al 20 luglio. Roma e Rieti, ad esempio, hanno raggiunto 11 giorni consecutivi di allerta. Seguono Firenze, Frosinone, Latina e Perugia con 10 giornate da bollino rosso.

Partendo da queste premesse, Legambiente ha stilato alcune considerazioni, dichiarando come sia: “fondamentale ripensare le città, tra i luoghi più vulnerabili agli impatti della crisi climatica. Al governo chiediamo di mettere in campo la nostra road map per aree urbane più resilienti e sostenibili, approvando il piano di adattamento al clima e di accelerare il finanziamento dei piani urbani”.

“Come avviene per i PUMS (i piani urbani di mobilità sostenibile) – continua Legambiente – l’Esecutivo deve definire i punti chiave necessari per elaborare i Piani urbani di adattamento e vincolare le risorse all’approvazione di questi, per interventi di messa in sicurezza e manutenzione che siano coerenti con le indicazioni date. In questo modo secondo Legambiente diventa possibile superare una programmazione a macchia di leopardo e dare ai Sindaci strumenti certi per gli articolati strumenti oggi necessari: dagli allertamenti della Protezione Civile alla messa in sicurezza dei tombini, dall’adattamento  al clima dei quartieri a quello dei fiumi, fino alla delocalizzazione degli edifici a rischio”.   

 “Non c’è più tempo da perdere. Il Governo – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - intervenga al più presto.  Le azioni che abbiamo messo al centro della nostra road map sono tutte soluzioni facilmente applicabili come raccontano anche le diverse esperienze virtuose già in atto nella Penisola e che abbiamo raccontato anche nel nostro ultimo report Città Clima. Occorre però accelerare il passo. Al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica lanciamo un nuovo appello affinché approvi definitivamente il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, dopo la fase di consultazione avviata in seguito all’ultima tragedia ad Ischia,  trovando le risorse economiche (ad oggi assenti) per le 361 azioni individuate, dai processi di rinaturalizzazione dei bacini idrografici e dei versanti per ridare spazio ai fiumi fino alla de-impermeabilizzazione delle nostre città, per far convivere il nostro paese con l’emergenza climatica, in attesa di mitigare in modo efficace le cause”.     

Road map per città più resilienti di Legambiente

Regolamenti edilizi sostenibili ed efficientamento energetico: Un settore chiave per la lotta ai cambiamenti climatici è quello edilizio e in particolare la riconversione di edifici vecchi, insalubri ed energivori. Le scelte edilizie possono (e devono) non solo contribuire a un futuro a zero emissioni, sono anche una parte cruciale nel mitigare gli effetti della crisi climatica, sia nei periodi di piogge intense sia in quelli con ondate di calore estreme. L’utilizzo di superfici impermeabili e con poca capacità di riflettere il calore (quindi con un albedo basso), ha alterato fortemente il microclima urbano, creando in molti quartieri il cosiddetto fenomeno delle “isole di calore”. Questo perché i materiali utilizzati per realizzare strade ed edifici non sono stati pensati in relazione a fattori quali temperatura e luce riflessa.    

Riforestazione urbana e tetti verdi: grazie alla riforestazione attuata mediante piantumazione di essenze autoctone e particolarmente attive nell’assorbimento di CO2, è possibile mitigare il caldo estivo sfruttando il potere di raffrescamento delle piante o assorbire le polveri inquinanti. I tetti verdi favoriscono la biodiversità e mantengono gli edifici più freschi.   

Risparmio e riciclo idrico. In particolare, non si deve più puntare a espellere l’acqua velocemente dalle città attraverso canali interrati, ma adattare gli spazi urbani alla nuova situazione climatica, de-impermeabilizzando le superfici asfaltate o cementificate, trattenendo l’acqua piovana dove possibile con l’obiettivo di garantire sia la sicurezza nei momenti di massime precipitazioni che averla a disposizione nei momenti di siccità. I Regolamenti Edilizi, poi, devono prevedere, in maniera obbligatoria, non solo misure efficaci per mitigare le emissioni climalteranti, ma anche soluzioni contro le isole di calore (come i tetti verdi) e che favoriscano la permeabilità dei suoli, il riutilizzo delle acque piovane e delle acque grigie.    

  Sviluppo delle rinnovabili: L’Italia è in forte ritardo nella realizzazione di nuovi impianti da rinnovabili: nel 2022 appena 3,4 GW di nuovo installato per un totale di 206.600 nuovi impianti, lontana dalla media annuale europea per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Per questo bisogna accelerare il passo sulle fonti pulite anche per andare nella giusta direzione della transizione ecologica e far sì che le città siano meno energivore.  Ad oggi però l’Italia si sta dimostrando miope. Anche nell’ultima bozza di PNIEC si spinge più sul gas che sulle rinnovabili. Per far decollare le fonti pulite, occorre accelerare gli iter autorizzativi, rinnovare l’impianto normativo ad oggi obsoleto aggiornando le linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, rimaste ferme al 2010, favorendo al tempo stesso la partecipazione dei cittadini; approvare il decreto sulle aree idonee e si rendano i territori protagonisti della transizione e dei cambiamenti da affrontare.   

 Infine, unaltro aspetto da analizzare riguarda l’impatto delle ondate di calore sul sistema elettrico. I consumi elettrici, già da anni, raggiungono il picco in estate, a causa dell’uso esteso di condizionatori e ventilatori per alleviare gli effetti di temperature sempre più elevate. Città come Milano vedono ormai crescere la domanda di energia, e di conseguenza la pressione sulla rete elettrica, del 35% in poche settimane, come avvenuto quest’anno”.