Carta e cartone: il settore del riciclo chiede più impianti e meno burocrazia

Il 26° rapporto di Comieco registra l’87% di raccolta di carta e cartone e conferma per il 2020 il raggiungimento in anticipo degli obiettivi Ue di riciclo per il settore. Tuttavia il comparto chiede di colmare le carenze impiantistiche e semplificare il sistema delle autorizzazioni per consentire alle imprese di riutilizzare gli scarti della lavorazione favorendo la diffusione dell’economia circolare

A Verona, nella regione con uno dei poli industriali italiani più importanti per il riciclo della carta, è stata presentata la ventiseiesima edizione del rapporto annuale sulla raccolta differenziata e riciclo di carta e cartone in Italia. I numeri del rapporto sono quelli del 2020, l’anno in cui abbiamo dovuto modificare il nostro stile di vita a causa del Covid-19, e attestano un tasso di riciclo degli imballaggi a base cellulosica dell’87%. Una percentuale, impensabile fino a qualche anno fa, che consente al Paese di raggiungere in anticipo l’obiettivo (addirittura superandolo) previsto dalla direttiva 2018/852/Ce per il 2030 ovvero l’85%. Un risultato a cui ha certamente contribuito il calo dell’immesso al consumo dovuto alla pandemia tuttora in corso, ma questo posizionamento dell’Italia “mostra – si legge nel rapporto del Consorzio nazionale degli imballaggi a base cellulosica – come gli obiettivi definiti dalle norme siano conseguibili e il lavoro per gli anni a venire deve essere finalizzato a consolidare questi risultati”. Ma c’è ancora tanto da fare e nella tavola rotonda degli addetti ai lavori, tra cui Assocarta e Unirima, si apre un confronto per cercare di superare le difficoltà del settore cartario: si punta ai fondi del Pnrr per colmare le carenze impiantistiche e si chiede di semplificare il sistema delle autorizzazioni per consentire alle imprese di riutilizzare gli scarti della lavorazione favorendo la diffusione dell’economia circolare.

Dal 1998, l’anno in cui con il decreto Ronchi l’Italia recepiva la direttiva e nasceva il sistema Conai, la situazione nel recupero degli imballaggi a base cellulosica è nettamente migliorata. “Raccoglievamo 1 milione di tonnellate di carta, 17 kg per abitante” ricorda durante il suo intervento Carlo Montalbetti, direttore generale del Consorzio, e aggiunge “Nel 2020 le tonnellate sono 3 milioni e mezzo e nel 2030 pensiamo di superare i 4 milioni di tonnellate”. Con una differenza tra Nord e Sud che si assottiglia sempre di più. Quest’anno, secondo i dati del rapporto, l’unica macroarea in positivo con i volumi di raccolta è il Sud (+4%), mentre il Nord (-1,8%) e il Centro (-2,8%) hanno registrato un calo per il blocco delle attività.

Un sistema quello del Consorzio Comieco fatto anche di milioni di euro di corrispettivi agli enti locali, oltre che di tonnellate di carta raccolta e trasformata. Nell’anno appena trascorso sono stati infatti trasferiti 150 milioni di euro ai comuni consorziati – che corrispondono all’84,8% dei comuni italiani – a fronte di 2,4 milioni di tonnellate di carta e cartone raccolte e gestite da Comieco (che copre il 70% della raccolta comunale). Risultati ottenuti, precisa il direttore del Consorzio, “grazie alla capacità industriale del settore, che con le 3 mila e 300 aziende consorziate, dalle piattaforme che selezionano la carta da macero proveniente dalla raccolta dai comuni, alle cartiere che riciclano e ai trasformatori che utilizzano le bobine per fare gli imballaggi, riesce a riciclare circa 12 tonnellate al minuto di carta da macero”.

Ma qual è la situazione nel comparto della carta e cosa si aspettano le imprese del settore dal Pnrr? Sulle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a favore del settore interviene il Capo dipartimento per la Transizione Ecologica e gli Investimenti Verdi del Mite, Laura D’Aprile, sottolineando l’importanza del comparto della carta “che ci ha fatto raggiungere con 4 anni di anticipo l’obiettivo di raccolta differenziata previsto dall’Europa”, ricorda che proprio con le risorse del Piano questo settore sarà potenziato seguendo due linee di azione. “Una prima linea sul rafforzamento dell’impiantistica del riciclo – continua l’ingegnere – all’interno delle città, per 1,5 miliardi di euro. La seconda linea è invece per i progetti cosiddetti “flagship”, per 0,6 miliardi di euro. Dentro questa linea – precisa – sono state individuate delle filiere strategiche che oltre ai Raee e alle plastiche comprende anche il settore del riciclo della carta con il miglioramento delle infrastrutture, l’ammodernamento degli impianti di riciclo esistenti e la realizzazione di nuovi impianti per colmare il divario territoriale tra Nord e Sud, che è ancora purtroppo molto evidente”. La non equa distribuzione degli impianti sul territorio nazionale è stata sollevata da Amelio Cecchini, presidente Comieco, che lancia un appello per superare le difficoltà burocratiche nel rilascio dei permessi per la costruzione di nuovi impianti: “Le risorse sembra che siano arrivate, serve la volontà industriale, che c’è, e quella politica per accelerare i processi autorizzativi”. Forte dell’esperienza di supporto sul campo della progettazione impiantistica, Conai con l’intervento del presidente, Luca Ruini, sottolinea “il bisogno di investire per sviluppare competenze nel centro sud. Chi deve approvare i progetti deve avere le competenze per valutare”.

A detta dei rappresentanti della categoria presenti martedì scorso durante la presentazione del rapporto, tra cui Unirima e Assocarta, non è sufficiente stanziare i soldi del Pnrr per rendere competitive le aziende italiane, in linea con le altre imprese dell’Unione europea, ma occorre spenderli bene. “Vorremmo avere la stessa cassetta degli attrezzi degli altri paesi europei” dice Lorenzo Poli, presidente Assocarta, che pone l’accento sulla necessità di “valorizzare la coda della produzione della carta”. Fa riferimento al 2-3% di materiale che avanza dalla lavorazione e che le cartiere “potrebbero utilizzare per produrre l’energia di cui vivono, come si fa già all’estero”. La qualità della raccolta è infatti migliorata negli anni, ma al Centro e al Sud la soglia di impurità, si legge nel rapporto, “è al di sopra del 3% indicata dall’Allegato Tecnico Carta”. Assocarta chiede dunque di incentivare una raccolta più pulita alla fonte, ma anche di rivalutare gli scarti delle cartiere e richiamando i progetti “flagship” lancia una proposta concreta: “Una cartiera è una grossa piscina con una montagna d’acqua da depurare e la depurazione produce fanghi che possono essere trasformati in biogas come già avviene in tutta l’Europa. Poter fare anche noi biogas con i nostri impianti oppure avere la possibilità di riceverlo dagli impianti agroalimentari vicini ci aiuterebbe nel processo di transizione altrimenti, con i nostri margini, sarebbe impossibile”.

Giuliano Tarallo, presidente di Unirima, associazione che riunisce le imprese del riciclo della cartae che gestisce il 60-70% della carta da macero prodotta dalle industrie, ricorda che “questo periodo è per il nostro comparto, che ha un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’economia circolare, particolarmente stressante sia per il Covid che per l’entrata in vigore della direttiva sull’end of waste (N.d.r.: 851/2018/Ue). Una situazione difficile da gestire e che ha richiesto – continua il presidente dell’Unione nazionale imprese recupero e riciclo maceri – la riorganizzazione dell’attività per migliorare la tracciabilità e la qualità dei materiali che trattiamo”. Infine Tarallo, sottolinea l’importanza dei fondi del Pnrr “che è benvenuto e opportuno” e, interpretando le esigenze delle aziende, chiede più attenzione su come verranno gestiti i fondi e sulle tempistiche di assegnazione.