Direttiva plastica monouso: ambientalisti divisi sulla SUP all’italiana. E sul mercato compaiono i primi prodotti ‘farlocchi’

Alla vigilia dell'entrata in vigore del divieto in Italia, riemergono le posizione diverse del mondo ambientalista sul tema. Secondo Greenpeace "la legge italiana è in evidente contrasto con alcuni dettami comunitari". Di diverso avviso Legambiente che denuncia la comparsa sul mercato di prodotti in plastica molto simili a quelli monouso ma "riutilizzabili"

Il 14 gennaio 2022 entra in vigore il decreto di recepimento della direttiva europea SUP che mette al bando alcuni prodotti in plastica monouso. A differenza del testo europeo, la norma italiana esenta i rivestimenti in materiale plastico presenti in quantità inferiore al 10% del peso dell’articolo e gli articoli monouso in plastica compostabile secondo gli standard europei (UNI EN 13432 o UNI EN 14995) prodotti con almeno il 40% di materia prima rinnovabile – 60% dal 1° gennaio 2024 -, qualora non vi siano alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso destinati ad entrare in contatto con alimenti.

Alla vigilia dell’entrata in vigore del divieto in Italia, riemergono le posizione diverse del mondo ambientalista sul tema. “Con colpevole ritardo, incomprensibili esenzioni nei confronti di prodotti rivestiti in plastica e deroghe ingiustificate per gli articoli monouso in plastica compostabile in alternativa ai prodotti vietati dalle regole europee, domani entra in vigore anche in Italia la direttiva europea sulle plastiche monouso (SUP)” tuona in una nota Greenpeace. Secondo l’associazione ambientalista “la legge italiana è in evidente contrasto con alcuni dettami comunitari e per questo motivo un gruppo di ONG composto da Greenpeace, ClienthEarth, ECOS e Rethink Plastic Alliance aveva già presentato nei mesi scorsi un reclamo ufficiale alle autorità europee”.

Una posizione diversa invece è espressa da Legambiente. “L’entrata in vigore della direttiva Sup anche in Italia – dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – è un importante passo avanti e la prima azione green di questo inizio 2022. Non dimentichiamo che il nostro Paese è da tempo all’avanguardia e leader nella lotta alla plastica monouso e nel contrastare il marine litter con norme nazionali, come ad esempio il divieto dei sacchetti di plastica e dei cotton fioc non biodegradabili e non compostabili e il divieto all’uso di microplastiche nei prodotti cosmetici da risciacquo, riprese poi dalla direttiva europea. Ma nella lotta alla plastica monouso non bisogna abbassare la guardia, anzi l’impegno per ridurla da qui ai prossimi anni, promuovendo sempre di più il riutilizzabile, dovrà continuare con più forza e determinazione di prima anche perché con la pandemia, purtroppo, sono tornati prepotentemente gli oggetti di plastica usa e getta”.

L’associazione lancia inoltre un allarme su nuovi prodotti che stanno comparendo sul mercato. “In queste ultime settimane, – continua Ciafani –  stanno comparendo prodotti in plastica molto simili a quelli monouso ma ‘riutilizzabili’ per un numero limitato di volte, come indicato nelle confezioni. Un modo, a nostro avviso, per aggirare il bando e che porta ad un incremento dell’utilizzo di plastica piuttosto che ad una sua diminuzione. Per combattere lo strapotere dell’usa e getta in plastica è dunque importante puntare su tre azioni: favorire una drastica e concreta riduzione, attraverso un’applicazione efficace della direttiva; sensibilizzare le persone ad adottare comportamenti e stili di vita più sostenibili ricordando che la dispersione di plastica nell’ambiente può causare seri danni anche alla biodiversità”.

“Infine – conclude il presidente di Legambiente – è fondamentale promuovere una filiera industriale che punti sempre più sulla chimica verde e sui materiali compostabili, laddove non è possibile escludere i prodotti monouso, come prevede giustamente il decreto di recepimento della direttiva in Italia, come è già avvenuto in alcune parti d’Italia dove sono state riconvertite le produzioni, rivitalizzando anche siti industriali dismessi”.