Impressioni di un Sabato Salvacibo a Torino

Come il “Sabato Salva Cibo” fa la differenza. Resoconto di una giornata nei mercati di via Porpora e Borgo Vittoria tra recupero dell’eccedenze alimentari e solidarietà

di Irene Chiambretto

È sabato. Sono le 15 ed il mercato di Via Porpora si sta svuotando. È l’ora delle offerte dell’ultimo minuto e di ritirare le bancarelle ma, mentre i rumori del mercato lentamente si spengono, cinque ragazzi mettono in piedi un piccolo banchetto ed iniziano a girare tra gli ambulanti indossando le loro riconoscibili pettorine rosse. Sono in cerca di frutta e verdura, quella che è ormai invendibile dai commercianti e che verrebbe altrimenti cestinata.

Una volta raccolto il loro piccolo tesoro, i ragazzi tornano al banchetto che hanno sistemato sul lato della via che dà su Corso Giulio Cesare; pesano la frutta e la verdura ed annotano le quantità dell’una e dell’altra su una vecchia agenda, accanto ai loro nomi. Li osservo mentre distribuiscono sorrisi e bigliettini di carta numerati, rigorosamente in ordine di arrivo, a coloro i quali sono venuti a ritirare la loro porzione di frutta e verdura: sono donne e uomini di tutte le età e nazionalità.

Mi avvicino anche io e saluto. Una donna dagli occhi grandi mi ascolta mentre le spiego chi sono. Riesco a capire che sta sorridendo al di sotto della mascherina. Mi spiega che hanno già pesato la frutta e la verdura di giornata, poi mi mostra la loro piccola bilancia e l’agenda su cui si segnano le quantità. “Per distribuirle aspettiamo fino a quando i commercianti non hanno ritirato la loro merce” – mi spiega – “perché non vogliamo fare loro concorrenza sleale”.

Un fruttivendolo si avvicina e ci sporge qualche limone lievemente ammaccato. Lo ringraziamo. I ragazzi con le pettorine rosse monitorano l’orario e chiacchierano disinvolti con chi aspetta nei dintorni del banchetto, che è decorato soltanto da uno striscione sul quale si può leggere “Ecomori”. Alle 15:30 si scambiano un segno d’assenso ed iniziano a dividere frutta e verdura in dieci parti  uguali. Tra loro c’è un ragazzo di 13 anni, il figlio di colei che mi ha accolta al mio arrivo.

Il progetto Sabato SalvaCibo è partito a novembre. Sotto alla pioggia battente, con il vento e con la neve, i ragazzi non si sono mai fermati. “Siamo un punto di riferimento per le persone che ci conoscono” – mi dicono – “e noi cerchiamo sempre di dare loro informazioni che possano aiutarli: molti non sapevano, ad esempio, di avere diritto al reddito di cittadinanza”. Si tratta quindi di un progetto che non si limita a redistribuire risorse ma che rappresenta una risorsa in sé per i più vulnerabili.

Le mani abili dei ragazzi smistano patate, banane, rape e mandarini. Le scatole, ricolme di frutta e verdura colorate, vengono poi consegnate tra risate e convenevoli. Ne avanza una e si va a suonare al campanello della signora che “viene sempre ma ha problemi a camminare” perché nessuno deve essere lasciato indietro.

Mentre i ragazzi ritirano lo striscione “Ecomori”, io mi dirigo verso Borgo Vittoria: lì la raccolta deve ancora iniziare. Il mercato alimentare si sviluppa all’interno di piazza della Vittoria. Individuo facilmente i ragazzi con la pettorina rossa; mi avvicino, saluto e spiego loro chi sono. Mi mostrano con orgoglio le casse di pomodorini e broccoli che sono riusciti a recuperare e mi propongono di fare qualche ultimo giro tra le bancarelle con loro.

“Lo faccio perché mi fa sentire una persona”, mi racconta il ragazzo al fianco del quale sto camminando per il mercato. Un fruttivendolo nota la pettorina rossa che indossa e richiama la sua attenzione con un cenno della mano: recuperiamo così qualche pera mentre il commerciante smantella il banco.

Alle 17:30, dopo aver pesato e minuziosamente appuntato su una piccola agenda le quantità di frutta e verdura recuperate, inizio a comporre le casette insieme ai ragazzi. Una testa d’insalata, tre rape, qualche pera, due kiwi e poi broccoli, pomodorini e patate. Un gruppetto di persone osserva il nostro lavoro con attenzione e, quando ultimiamo di sistemare le arance, i primi avventori iniziano ad avvicinarsi soddisfatti.

Ci si conosce. Ci si sorride. Ci si scambia battute e si chiacchiera. Si sa che il sabato pomeriggio i ragazzi saranno lì, con le loro pettorine rosse, e li si aspetta perché loro non regalano solo frutta e verdura. Loro regalano opportunità.