Crisi rifiuti di Roma, Lombardi: “No inceneritore, pieni poteri a Gualtieri solo per impianti di nuova generazione”

In un’intervista rilasciata a Eco dalle Città, l’assessora alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale del Lazio, Roberta Lombardi, ribadisce la sua contrarietà al progetto dell’inceneritore nella Capitale sottolineando che il Piano regionale Rifiuti non lo prevede, ma non solo: "L'’Unione Europea che ci dice di privilegiare il recupero di materia contro quello di energia. E sono anche le scelte di Confindustria che qualche settimana fa a Torino ha portato il recupero di materia tra le soluzioni del futuro mettendo, invece, gli inceneritori tra i modelli di gestione dei rifiuti che andavano bene negli anni ’80 e ’90"

L’ormai crisi cronica di gestione di rifiuti della Capitale, nei mesi scorsi è stata aggravata ulteriormente dall’incendio di Malagrotta. La Giunta Gualtieri, grazie anche ai poteri straordinari di Commissario conferiti al Sindaco, Roberto Gualtieri, non ha mai indietreggiato sulla volontà di costruire un inceneritore a Roma. Nonostante dissensi politici e di cittadinanza attiva, Gualtieri ha recentemente dichiarato che il progetto dell’impianto sarà approvato entro fine luglio con il nuovo piano dei rifiuti.
Ma, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, quale può essere l’alternativa all’inceneritore? E che linea sta seguendo la Regione Lazio in materia di economia circolare? Lo abbiamo chiesto a Roberta Lombardi, Assessora alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale del Lazio dal 12 marzo 2021.

In molte regioni le grandi città sono un po’ la “zavorra” dei medi e piccoli comuni nel riuscire ad ottenere buone performance ambientali, a causa della loro complessità e di problemi cronici di difficile soluzione. Anche nella sua esperienza amministrativa è così?

Nel Lazio come grande città abbiamo essenzialmente Roma, vera e propria metropoli. Non è poi così difficile per gli altri Comuni più piccoli raggiungere standard migliori di raccolta differenziata. Il tema è che, essendo la media regionale della raccolta differenziata arrivata intorno al 65-70% ed essendo il Lazio caratterizzato da modelli urbanistici diversificati, noi nelle grandi città come Roma abbiamo “solo” la complessità di avere tutti insieme questi differenti modelli e di doverli far convivere all’interno del tessuto urbano. Ma con uno studio e un’applicazione di quanto testato in modelli più piccoli, si potrebbe benissimo optare per un decentramento amministrativo di AMA (società municipalizzata di Roma Capitale per la gestione dei rifiuti, NdR) attraverso le cosiddette “AMA di quartiere”. Si tratta di misure per la raccolta differenziata costruite sartorialmente sulle varie realtà urbanistiche all’interno delle grandi città.

Questione Roma e inceneritore. Lei ha già precedentemente espresso la sua contrarietà. È ancora di questa opinione?

Assolutamente sì. Ma non è la mia opinione, è la scelta sulla base delle indicazioni dell’Unione Europea che ci dice di privilegiare il recupero di materia contro quello di energia. E sono anche le scelte di Confindustria che qualche settimana fa a Torino, in un festival dedicato alla Sostenibilità, ha portato il recupero di materia tra le soluzioni del futuro mettendo, invece, gli inceneritori tra i modelli di gestione dei rifiuti che andavano bene negli anni ’80 e ’90, ritendendolo, quindi, ormai obsoleto.

La giunta Gualtieri, però, ha trovato un appoggio dal Presidente Nicola Zingaretti e dall’assessore Valeriani. Come possono convergere in giunta i vostri punti di vista?

Zingaretti e Valeriani hanno espresso dei loro punti di vista anche in virtù della cronica e trentennale carenza di impiantistica per la gestione dei rifiuti a Roma, che ha quindi caratterizzato Amministrazioni di ogni colore politico. I fatti però, confermati dagli atti, sono che abbiamo votato insieme un Piano regionale Rifiuti che non prevede la costruzione di nuovi inceneritori nel Lazio. A parole si può dire qualunque cosa ma la legge e le sue norme prevedono tutt’altro.

Come giudica il conferimento dei poteri straordinari di Commissario che il governo ha conferito al sindaco Roberto Gualtieri grazie al decreto Energia di maggio?

Trovo che il conferimento dei cosiddetti “super poteri” al sindaco di Roma sia utile. Li avevamo chiesti anche noi come M5S quando eravamo al governo della Capitale. Ma con la differenza che l’allora parte di maggioranza, che stavolta si è affrettata a darli a Gualtieri, all’epoca a noi li ha negati. Ne prendiamo atto. Per noi l’interesse della città è comunque prevalente: saremmo stati anche disposti a votare a favore dei super poteri se fossero serviti a fare un’impiantistica di nuova generazione di economia circolare. A questo punto la responsabilità di continuare a guardare al passato puntando sull’inceneritore, sarà totalmente in capo alla Giunta Gualtieri.

Torniamo sul piano regionale. Avete da poco approvato un nuovo regolamento sui centri di riuso. Che valore ha questa misura e quando si potranno iniziare a vedere dei risultati?

Sì, abbiamo approvato di recente una delibera di Giunta sulle “Linee guida ai Comuni per la realizzazione e gestione dei centri del riuso” che fornisce un inquadramento normativo e regolamentare sia in ambito regionale che nazionale ed europeo, per poi illustrare una serie di esperienze relative alla progettazione, formazione e gestione dei centri di riuso. Si tratta, quindi, di un provvedimento molto importante perché guarda al futuro in quanto va proprio nella direzione di potenziare norme e strumenti volti a sostenere l’economia circolare e i relativi impianti, come appunto i centri del riuso. È questa la strada giusta da percorrere per il Lazio e per tutto il nostro Sistema Paese, non solo perché ce lo chiede l’Europa ma perché i dati confermano che l’Italia, con il 22%, è al primo posto in Ue per il tasso di utilizzo circolare della materia e, secondo gli obiettivi del PNRR, deve arrivare almeno al 30% entro il 2030, riducendo del 50% la produzione dei rifiuti entro il 2040. Un percorso vincente, per la tutela di ambiente, salute, gestione sostenibile delle risorse naturali e salvaguardia di imprese e lavoratori che stanno scontando la crisi legata a caro-materiali e difficoltà di approvvigionamento delle materie prime.