Rus, 81 università italiane per lo sviluppo sostenibile. Intervista alla presidente Lombardi

Abbiamo raggiunto la presidente Lombardi per un primo bilancio sul lavoro svolto e le sfide aperte, alla luce del recente rinnovo delle cariche. “Possiamo contribuire alla realizzazione di ecosistemi territoriali e di innovazione, a partire dalla concreta attuazione della de-carbonizzazione dei campus”

Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile bisogna comprendere e gestire questioni complesse. Questo significa saper investire in formazione e cultura, e affrontare le criticità socio-ambientali presenti nei contesti di riferimento, contribuire ad aumentare la consapevolezza della sostenibilità e favorire lo sviluppo di politiche socio-economiche e ambientali.

Il sistema universitario è uno di quei canali privilegiati per supportare la società in questa trasformazione. Dal 2015 oltre 80 atenei d’Italia hanno scelto di collaborare insieme nella Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (Rus), promossa dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui), per mettere insieme le energie sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale.

Il Comitato di coordinamento per il triennio 2022 – 2024 è stato appena rinnovato lo scorso venerdì 11 febbraio, ed è oggi costituito da Politecnico di Bari, Università Ca’ Foscari Venezia, Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti Pescara, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Università degli Studi di Brescia, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Università di Pisa, Università Mediterranea di Reggio Calabria oltre al Politecnico di Torino, nominato dalla CRUI.

Nel triennio 2019 – 2021, la Rus è stata coordinata dal Politecnico di Torino e dalla presidente Patrizia Lombardi, a cui abbiamo chiesto di stilare un bilancio delle attività svolte e delle sfide future.

La Rus lavora su diversi fronti. Rispetto alle tematiche prettamente ambientali (risorse e rifiuti, cambiamenti climatici, energia, mobilità sostenibile) è possibile tracciare un bilancio degli obiettivi raggiunti in questi anni?
È crescente l’impegno degli atenei non solo nel campo della promozione culturale e attività di public engagement e di leadership esterna, ma anche in quello della governance organizzativa relativamente alla implementazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 all’interno dei propri campus. Lo dimostrano i risultati della mappatura annuale della RUS, la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile che dal 2015, ha visto crescere tra gli oltre 80 atenei che ne fanno parte, l’applicazione di buone pratiche, il raddoppiamento degli office dedicati alla sostenibilità e l’aumento di consapevolezza e responsabilità sociale con l’inserimento negli Statuti del principio di sostenibilità dello sviluppo. Le università italiane migliorano il loro posizionamento anche nei ranking internazionali, ad esempio in Green Metric sono molto più numerose le università italiane presenti nei primi 100 al mondo rispetto a qualche anno fa.

Quali sono i progetti e le prospettive a medio termine su cui state lavorando?
Una prospettiva di lavoro è certamente quella di implementare il lavoro sulle metriche che la rete ha intrapreso dal 2019, sia in collaborazione con il Gruppo Bilancio Sociale per la redazione degli Standard dei Bilanci di sostenibilità, sia con l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) per la valutazione della Terza missione degli atenei. Una ulteriore prospettiva del prossimo triennio, a mio parere, sarà quella di supportare i territori e le regioni nella concreta attuazione delle Strategie di sviluppo sostenibile regionali che sono in fase di approvazione. Tuttavia, obiettivi e progetti sono in mano al comitato che è stato appena rinnovato.

Alla luce della crisi economica, sociale e ambientale in corso e degli investimenti ai fondi del Pnrr, quali sono le azioni che possono mettere in campo le università italiane, con particolare riferimento all’impatto ambientale sui contesti urbani?
Sono molteplici, sia con riferimento alla realizzazione di ecosistemi territoriali e di innovazione, attraverso laboratori di alta formazione e centri di competenza per la transizione ecologica, sociale e digitale sia con riferimento alla concreta attuazione della de-carbonizzazione dei propri campus che costituiscono intere parti delle città.

Ci sono esperienze particolarmente virtuose frutto del vostro lavoro in questi anni?
Consiglio di visitare il nostro sito https://reterus.it dove sono mappate 121 diverse pratiche messe a punto dagli atenei durante il primo periodo del lockdown nel 2020. Oltre a queste azioni messe a punto dalle singole università a supporto dei propri territori e delle proprie comunità, e le buone pratiche in materia di cibo, energia, mobilità, rifiuti e risorse, cambiamenti climatici, inclusione e giustizia sociale ed educazione, condivise all’interno dei gruppi di lavoro, ricordo con particolare orgoglio, alcune iniziative messe a punto dalla Rete:

  • le attività di supporto e accompagnamento a COP26, compresa la conferenza ClimateExp0 realizzata lo scorso Maggio 2021 in collaborazione con la rete UK COP26 University network ed il Climbing for Climate, un appuntamento annuale che comprende un cammino guidato (in collaborazione con il CAI) all’interno dei nostri territori alpini e appenninici per rendersi conto delle conseguenze del cambiamento climatico, come lo scioglimento dei ghiacciai e la perdita di biodiversità;
  • le attività Challenge-based rivolte a centinaia di studenti e studentesse sui temi Planet, People, Prosperity, pensate per accompagnare il percorso di avvicinamento a EXPO2020-Dubai Padiglione Italia dove proprio il 18 gennaio scorso abbiamo realizzato un Forum internazionale che ha sottolineato l’importanza della cooperazione e della partecipazione dei giovani, oltre che l’urgenza a realizzare gli obiettivi dell’Agenda 2030.