Presena, mentre il ghiacciaio sparisce i rifiuti prendono il suo posto

Dove il ghiaccio arretra, lattine e mozziconi avanzano, testimoni di un turismo che non sa - o non vuole - rispettare la montagna

Dopo il flash mob di Legambiente per presentare l’edizione 2025 della Carovana dei Ghiacciai siamo saliti anche noi su quel che resta del ghiacciaio dell’Adamello. Per la precisione siamo saliti da Vermiglio (sul lato trentino del Passo del Tonale) fino a raggiungere i 3000 metri del ghiacciaio Presena, per poi proseguire verso Lago Scuro.

Sapevamo di andare a visitare un malato terminale e, come accade in questi casi, abbiamo rivolto lo sguardo alle piccole cose che potevano farci guardare il bicchiere mezzo pieno, ma ci siamo arresi.

Teli che prolungano l’agonia

I teli geotessili che, dal 2008 nel periodo primavera-estate, vengono stesi a copertura del ghiacciaio dai 3000 m della cima del ghiacciaio fino ai 2700 m della Capanna Presena, fanno capire fin da subito che l’originaria idea di preservare quel pezzo di ghiacciaio a beneficio dello sci è un pannicello caldo dal punto di vista ambientale. Sicuramente sono uno stratagemma efficace che riduce la fusione dei ghiacci, ma “sembra di guardare un panda allo zoo” (queste le parole usate da una turista durante la nostra salita verso il Presena).

Comunque sia, “lo sci sul Presena terminerà prima dello scioglimento completo del ghiacciaio” previsto per il 2075, in base ad alcune simulazioni fatte dal Muse (Museo delle Scienze di Trento) nel 2021. Insomma, i teli geotessili servono solo a preservare il business dello sci prolungando l’agonia del ghiacciaio, mentre l’unico concreto aiuto passa solo attraverso accordi internazionali vincolanti e stringenti a livello internazionale per abbattere le emissioni di CO2 (leggi accordo di Parigi).

Acqua che scorre, rifiuti che restano

Osservare le acque di fusione che scivolano via dal ghiacciaio copiose e abbondanti nonostante la loro maestosità non è un bello spettacolo, ma quello che ci ha sorpreso di più sono stati i rifiuti abbandonati che cominciano a spuntare e accumularsi lungo i sentieri rocciosi.

Lattine di birra, cibo in scatola, mozziconi di sigarette, fazzoletti, scontrini, cocci di vetro e tanti altri piccoli rifiuti vecchi e nuovi stanno contaminando l’area.

Il turismo, o meglio, i comportamenti sbagliati dei turisti che a migliaia arrivano a queste quote stanno compromettendo ancora di più quel che resta del delicato equilibrio già fortemente messo in crisi dai cambiamenti climatici. È arrivato il momento di mettere in campo soluzioni per responsabilizzare e sensibilizzare i visitatori e mettere un freno all’abbandono dei rifiuti prima che diventi troppo tardi.

Piccoli gesti, grande differenza

Probabilmente con piccoli accorgimenti i gestori degli impianti di risalita (in questo caso la Carosello Tonale) possono fare la loro parte e incidere significativamente per contrastare il fenomeno.

A fronte di un costo di 30 euro per salire fino ai 3000 metri del Presena, potrebbero distribuire gratuitamente sacchetti per la raccolta dei rifiuti (i propri e quelli che si incontrano sui sentieri, visto che non c’è nessun sistema di raccolta rifiuti per il pubblico, nonostante i bar-ristoranti lungo il percorso) e/o posacenere portatili per la raccolta dei mozziconi di sigaretta (anche da riconsegnare una volta tornati in basso). Ovviamente tutto materiale brandizzato e con messaggi provocatori da vendere anche come gadget (il business è business, nda). Ma tanti altri possono essere le soluzioni per contrastare questa brutta piega.

Altrimenti il rischio concreto è quello di ritrovarsi, una volta sparito il ghiacciaio, una nuova copertura fatta di rifiuti, e questi sì che saranno perenni.

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