Case green, primo sì da Strasburgo alla Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici

A seguito del compromesso raggiunto nei giorni scorsi, il 9 febbraio, la Commissione per l'Industria, la Ricerca e l'Energia, con 49 voti a favore, 18 contrari e 6 astensioni, ha dato il suo via libera. Gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe minima di prestazione energetica di tipo "E" entro il 2030 e "D" entro il 2033. Il testo passerà al voto in plenaria durante la sessione di marzo e verrà successivamente negoziato con le altre istituzioni europee

Case green direttiva Parlamento europeo
Credit: rehva.eu

Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla nuova direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (Epbd, Energy performance of buildings directive). Le nuove norme hanno l’obiettivo di ridurre significativamente le emissioni di gas serra e il consumo energetico del settore edile nei paesi UE entro il 2030 e di rendere il settore climaticamente neutro entro il 2050. Il testo approvato in Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento europeo prevede che gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e di tipo D entro il 2033.

La proposta, approvata senza modifiche rispetto al compromesso definito nei giorni scorsi, dovrebbe ora approdare al voto in plenaria durante la sessione di marzo, quando partirà il Trilogo, una fase di negoziazione tra Parlamento europeo, Commissione europea e Consiglio dell’UE per giungere alla versione definitiva da approvare e pubblicare nella Gazzetta Ufficiale.

Misure nazionali e deroghe

Ogni Stato membro stabilirà tutte le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi nei suoi piani di ristrutturazione nazionale. Per tenere conto della diversità del patrimonio edilizio dei Paesi dell’UE, la lettera G dovrebbe corrispondere al 15% di edifici con le peggiori prestazioni nel patrimonio nazionale.

Esclusi dalle nuove regole i monumenti e i singoli Paesi potrebbero anche decidere di non fare rientrare gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico e storico, edifici tecnici e quelli temporaneamente adibiti a chiese e luoghi di culto. Gli Stati membri possono anche esentare gli alloggi sociali pubblici, qualora i lavori di ristrutturazione comportino un aumento dell’affitto che non può essere compensato da un risparmio sulle bollette energetiche.

I deputati vogliono inoltre consentire agli Stati membri di adeguare i nuovi obiettivi in una quota limitata di edifici coperti dai requisiti a seconda della fattibilità economica e tecnica dei lavori di ristrutturazione e della disponibilità di manodopera qualificata.

Questa flessibilità è necessaria in quanto i patrimoni immobiliari dei 27 paesi interessati dalla direttiva presentano grandi differenze. Questo è dovuto a diversi fattori come la latitudine e la storia. Inoltre, la definizione di “classe D” non è ancora uniforme in tutta l’Unione Europea. Questi fattori rendono difficile stabilire standard univoci per tutti i paesi.

La posizione del Ministro Gilberto Pichetto Fratin

Durante un’intervista radiofonica, il Ministro dell’Ambiente e dell’Energia, Gilberto Pichetto Fratin, ha espresso il suo parere sulla direttiva. “La situazione immobiliare in Italia – spiega il Ministro – presenta caratteristiche uniche rispetto agli altri paesi membri dell’UE, come ad esempio la proprietà immobiliare, dove l’85% degli italiani è proprietario della propria abitazione“. Pichetto Fratin sostiene che queste differenze tra i paesi debbano portare a una valutazione più graduale, ma ha sostenuto “la necessità di migliorare l’efficienza energetica delle case italiane per ridurre i costi del riscaldamento”.

Misure contro la povertà energetica

I piani di ristrutturazione nazionali dovrebbero prevedere schemi di supporto con obiettivi fattibili e strumenti per agevolare l’accesso a finanziamenti e sovvenzioni. Gli Stati membri devono creare punti informativi gratuiti e programmi di ristrutturazione a costo zero. I supporti finanziari dovrebbero incentivare le ristrutturazioni più approfondite, specialmente negli edifici con le peggiori prestazioni, e dovrebbero essere forniti sussidi e sovvenzioni mirate per le famiglie in difficoltà.

2035: stop agli impianti di riscaldamento a combustibili fossili

I paesi dell’UE devono garantire che gli edifici di nuova costruzione, quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti, ristrutturazioni approfondite o alla ristrutturazione degli impianti di riscaldamento, non possano più utilizzare combustibili fossili a partire dalla data di recepimento della presente direttiva. Secondo gli eurodeputati, l’utilizzo di combustibili fossili dovrebbe essere completamente abolito entro il 2035, a meno che la Commissione Europea non ne autorizzi l’uso fino al 2040.