Inceneritore Roma, le associazioni contro la sentenza del Consiglio di Stato per i conteggi della differenziata

Continuano le controbattute alla sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato il ricorso delle associazioni e di diverse amministrazioni comunali contro la realizzazione dell'inceneritore di Roma previsto dal Piano di Gestione dei Rifiuti dell'amministrazioni capitolina. Rete Tutela Roma Sud, infatti, ha precisato come i conteggi della raccolta differenziata citati dalla sentenza del Cds siano sbagliati. Secondo la Rete, infatti: "Le quantità del residuo non riciclabile non corrispondono con le percentuali target di riciclo"

Inceneritore di Roma, udienza al Consiglio di Stato
credit foto: Rete Tutela Roma Sud

Continuano le controbattute alla sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato il ricorso delle associazioni e di diverse amministrazioni comunali contro la realizzazione dell’inceneritore di Roma previsto dal Piano di Gestione dei Rifiuti dell’amministrazioni capitolina. Di fatto, in 125 pagine, il Cds ha confermato la legittimità delle ordinanze firmate dal sindaco di Roma Capitale in qualità di commissario straordinario per il Giubileo. Tra queste, quelle che hanno portato ad un’ulteriore reazione della Rete Tutela Roma Sud sono le p. da 172 a 177 della sentenza dove in sintesi si legge che: “La stima della quantità di rifiuti da destinare a recupero energetico mediante l’incenerimento solo dopo aver quantificato in modo realistico l’impatto delle misure di riduzione della produzione di rifiuti (da 1.690.000 tonnellate l’anno a 1.520.000 tonnellate da partire dal 2030), quelle di potenziamento della raccolta differenziata (sino al 70% a partire dal 2035) e quelle di recupero dei materiali (sino al 54% a partire dal 2035)”. A proposito di ciò, riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato della Rete Tutela Roma Sud:

“Premesso che le associazioni della Rete, insieme all’Associazione Forum Ambientalista e all’Azienda Agricola Ceglia, hanno fatto ricorso contro l’ordinanza del Commissario del Governo Roberto Gualtieri che approva il Piano di Gestione dei Rifiuti di Roma Capitale, anche per i conteggi incomprensibili della raccolta differenziata.

I giudici del Consiglio di Stato, senza alcuna verifica, usano gli stessi numeri contestati per rigettare il ricorso. Come se un giudice prendesse per buono il bilancio dell’impresa fallita, in un processo per bancarotta fraudolenta.

Come potete vedere le quantità del residuo non riciclabile non corrispondono con le percentuali target di riciclo.

Se nel 2035 Roma raggiungesse il 70% di riciclo, come dichiarato nel piano, il residuo è pari a 456.000 t, cioè quanto potrebbe bruciare il termovalorizzatore di S. Vittore dopo l’ampliamento. Quindi non ci saranno quelle 660.000 tonnellate di rifiuti riportate nella sentenza.

Non si tratta di un dettaglio di poco conto, qui si sta consegnando la città a un monopolio privato guidato da ACEA per oltre 35 anni, con l’onere di garantirne i profitti in capo ad AMA, quindi in capo a tutti i cittadini. Compriamo una calcolatrice ai giudici”.