Inceneritore Roma, l’11 novembre il convegno Non bruciamo il futuro: “La TARI non sarà più bassa”

Organizzato da Rete Tutela Roma Sud, il convegno "Non bruciamo il futuro" ha alimentato il dibattito sulla correlazione tra inquinamento derivato dall'inceneritore e salute e ha fatto il punto su come la TARI diventerebbe più alta: "Infatti tutte le città metropolitane che hanno un inceneritore pagano una TARI più alta rispetto a quella di Roma. La Regione in cui si paga meno è il Veneto, che non a caso ha la percentuale di differenziata più alta d'Italia. Questo perché con la differenziata gli scarti vengono venduti come materie prime e costituiscono un ricavo"

Credit immagine: Rete Tutela Roma Sud

Non si fermano le mobilitazioni della cittadinanza attiva contro il progetto dell’inceneritore di Roma da 600.000 tonnellate che, secondo i piani dell’amministrazione capitolina, verrà realizzato a Sud di Roma. Dopo aver scritto al Segretario di Stato per chiedere di farsi garante del diritto alla trasparenza e alla partecipazione pubblica, Rete Tutela Roma Sud lo scorso 11 ha tenuto un convegno in cui hanno partecipato la dott.ssa Laura Reali di ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), il segretario della CGIL Natale di Cola, il consigliere capitolino Nando Bonessio, il professore di Diritto Amministrativo Enrico Michetti e il professore di chimica Marco Bella. Nonostante l’invito, la grande assente – invitata dalla Rete – è stata l’assessora all’ambiente di Roma Sabrina Alfonsi.

Come racconta Rete Tutela Roma Sud in una nota, il dibattito ha messo il punto sulla correlazione tra TARI e inceneritore. A tal proposito si legge come: “Non è vero che con l’inceneritore la TARI sarà più bassa, infatti tutte le città metropolitane che ce l’hanno, pagano una TARI più alta rispetto a quella di Roma. La Regione in cui si paga meno è il Veneto, che non a caso ha la percentuale di differenziata più alta d’Italia. Questo risultato è facile da spiegare: con la differenziata gli scarti vengono venduti come materie prime e costituiscono un ricavo, con l’inceneritore di Roberto Gualtieri si deve pagare Acea e soci per bruciarli.
Una scelta che danneggia l’Italia, costringendo il Paese a importare più materie prime o delocalizzare la produzione dove vengono estratte”.

La dott.ssa Laura Reali dell’ISDE – continua la nota – ha sottolineato il rischio di contaminazione dell’ambiente e per la salute degli abitanti più prossimi all’inceneritore (10 km) e la carenza di controlli. All’estero vietano il consumo di uova provenienti da allevamenti a terra, come a Parigi, mentre in Italia non succede nulla se non dopo dure lotte da parte dei cittadini. Nel 2008 trovarono diossina nel latte degli allevamenti lombardi, ma non ci furono provvedimenti.
Il segretario della CGIL Natale Di Cola ha ricordato, poi, che esistono alternative più sostenibili che non sono state valutate e non basta cambiare il Direttore generale senza modificare il piano industriale di AMA. Basterebbe applicare il piano dei rifiuti esistente, che non prevedeva altri inceneritori. Posizione ribadita anche da Nando Bonessio, unico consigliere capitolino presente.
Il professore di Diritto Amministrativo Enrico Michetti, invece, ha ricordato l’esperienza fallimentare di Copenaghen, costretto a importare rifiuti a seguito della diffusione della differenziata. Le norme sono a tutela di tutti, non si possono derogare per fare un inceneritore che non c’entra nulla con il giubileo.
Il professore di Chimica Marco Bella, infine, ha evidenziato come gli inceneritori blocchino la differenziata, perché per produrre maggiore energia hanno bisogno di carta e plastica.
Forte anche la testimonianza dei cittadini di Acerra del Comitato Unitario – No 4a linea che hanno confermato l’inaffidabilitá dei controlli e il pesante impatto sulla salute delle persone e la qualità della vita”.

“I gestori di questo tipo di impianti – conclude Rete Tutela Roma Sud – non possono fare profitti senza pagare i danni prodotti”.